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Enrico Franceschini è il corrispondente da Londra di Repubblica e da sempre è un grande appassionato di basket.
“Vinca il peggiore” è un libro da lui scritto nel 2017 e narra la storia di un papà allenatore per hobby che riesce ad arrivare alla finale dei London Sports 2015 con la sua squadra di giovani quattordicenni tra cui ovviamente il proprio figlio.

Vina il Peggiore: la trama

Ci siamo qualificati per la finale del torneo grazie a un concorso di circostanze straordinarie, ammettiamolo, una serie di coincidenze stellari come capitano forse una volta nella vita: l’assenza di un avversario determinante in una partita, un’incredibile successione di decisioni arbitrali favorevoli nei momenti chiave, oltre al vantaggio dovuto al fatto che gli altri ci hanno sempre sottovalutati, convinti di poter vincere senza fatica, con conseguente calo di tensione e concentrazione. Ma la finale, domani, sarà un’altra cosa!

A questo punto il libro, attraverso vicissitudini varie che non racconto per non togliere il gusto al lettore di scoprirlo da solo, si struttura mettendo in parallelo la finale dei giovani atleti e quella svoltasi nel 1985, quando Villanova allenata da Rollie Massimino (che veniva da un periodo nero con 7 sconfitte nelle ultime 13 partite) entrò al Torneo Ncaa (il primo giocato a 64 squadre) con la testa di serie n. 8 e riuscì a vincere il suo primo trofeo battendo 66-64 la fortissima e favorita Georgetown, allora guidata da Patrick Ewing.

Salvatore Massimino, papà di Rollie, ha 16 anni quando dalla Sicilia sbarca in America in cerca di fortuna. Rollie, diminutivo di Roland, nasce nel 1934, e grazie all’umile lavoro di ciabattino del padre, a 22 anni ha una laurea in educazione fisica ed il pomeriggio allena la squadra di basket dove insegna. Rollie, così lo descrive Franceschini, è un allenatore “father figure” ( figura paterna)

I giocatori gli si rivolgono con l’appellativo di coach o, quando hanno un po’ più di confidenza coach Mass, li sprona allo studio, li conforta se incontrano difficoltà. Li minaccia e non esita a punirli se arrivano in ritardo a un allenamento o, sia mai, ad una partita. Un dittatore implacabile? Anche. Però alla vigilia di ogni partita invita la squadra a casa, dove la moglie di origini irlandesi ha adottato le tradizioni del marito e prepara il suo piatto preferito: spaghetti alle vongole. In quelle occasioni si mangia si scherza e si gioca: come in famiglia.

Massimino, allenatore della piccola università di Villanova cerca talenti per la sua squadra. Per convincere Dwayne McClain, promettente guardia del Massachusetts, a giocare nella più antica università cattolica della Pennsylvania, una prospettiva non proprio esaltante per un tiratore che voleva sfondare nei professionisti, Massimino gli mandò una profetica audiocassetta.

Lo speaker ufficiale dei Wildcats, così erano chiamati i suoi giocatori, faceva la cronaca immaginaria di una improbabile finale Ncaa tra Villanova e Georgetown a Lexington, Kentucky. Villanova vinceva sulla sirena mentre il ragazzo stringeva l’ultima palla al petto.

Vinca il peggiore – Recensione

Nel libro potete leggere l’andamento della partita in ogni minimo particolare e magari fare come ho fatto io guardarla anche su youtube. E’ la storia di Davide e Golia, ma è soprattutto la storia di una profezia che si avvera e di un sogno che si realizza! Scrive Franceschini:Massimino abbraccia i suoi che lo portano in trionfo. Thompson assiste impassibile alla propria sconfitta. E McClain rimane lì, a terra, aggrappato alla palla, due volte incredulo: incredulo di aver vinto e incredulo che sia finita esattamente nel modo previsto dall’audiocassetta con l’immaginaria radiocronaca che Massimino aveva fatto confezionare per reclutarlo 4 anni prima: Villanova batte Georgetown 66-64 in finale a Lexington di 2 punti e allo scadere c’è lui, Dwayane McClain, steso a terra, la palla fra le mani!

E la finale dei giovani quattordicenni?
Leggete il libro e lo scoprirete!

A volte i ragazzi fanno fatica a leggere e questo libro, scritto benissimo e molto godibile, potrebbe essere un’occasione per stimolare la lettura. Ma ogni libro, oltre la storia in sé, ci lascia emozioni, pensieri e verità. A me ha lasciato l’immagine di un basket visionario, sognatore e nello stesso tempo molto reale.
Massimino ci regala l’immagine di un allenatore che, oltre alla tecnica e alla tattica ama stimolare, capire e motivare i propri atleti consapevole che anche quelli non dotati di qualità eccelse sono determinanti per ottenere l’obiettivo.

E’ un visionario (vedi l’episodio dell’audiocassetta) e fa sognare i propri atleti alzando l’asticella delle difficoltà: prima della finale Massimino scrive un numero su una lavagna nello spogliatoio e lo mostra ai suoi giocatori: 64. Il maestro di scacchi è sicuro che, se Villanova impedisce a Georgetown di segnare più di 64 punti, saranno i suoi Wildcats i campioni d’America.

Ma l’aspetto che più ho apprezzato e nel quale mi riconosco totalmente è la valorizzazione del gruppo. La ricerca di una compattezza che prima che tecnica e tattica è mentale, di cuore, di passione, di desiderio di andare oltre l’ostacolo. Una squadra di basket è molto di più della somma dei suoi giocatori: l’insieme fa nascere un nuovo soggetto che si muove come collegato da un filo che non può essere strappato perché è fortemente condiviso e non ha bisogno di parole, ma si nutre di sguardi, incoraggiamenti e disponibilità l’uno verso l’altro. Mi piace chiudere questa mia chiacchierata con un mio pensiero: “In squadra l’unico egoismo che può diventare una virtù è l’egoismo di vincere insieme

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