Emanuel Ginóbili si è ritirato. Si è detto dispiaciuto, ricorderà sempre i bei momenti, le vittorie, lo spirito di squadra ma ora è tempo di lasciare. 1057 partite in Nba, oltre 14mila punti, 4mila assist, 1400 palle recuperate. Questa è la storia di Emanuel, “la mano de dios”.

Le origini di Emanuel Ginóbili

E’ nato a Bahia Blanca, nel sud dell’Argentina, ma le sue radici sono italiane poichè discende da immigrati marchigiani. Piccolino, basso, magrolino: lui il futuro grande cestista? I suoi fratelli Sebastián e Leandro, caso mai, che il basket ce l’hanno nel sangue. Suo padre, Jorge, fu allenatore della squadra locale dove Emanuel è cresciuto e si è allenato.

In questa parte della storia non era “la mano de dios” ma semmai “narigon” per via del suo naso decisamente grosso. Come capita spesso ai maschietti però anche Manu è cresciuto tutto in un colpo ed ha iniziato la sua scalata verso capocannoniere.

Gaetano Gebbia ed il biglietto per l’Italia di Emanuel Ginóbili

Ci siamo, è 1998-99, Gaetano Gebbia, responsabile del settore giovanile della Viola Reggio Calabria vede in Manu il talento di un grande cestista e decide di metterlo in campo. Si decide di metterlo sotto contratto, volendolo affiancare al campione Danilovic, ma, colpo di scena, questi si ritira e Manu entra a far parte del quintetto base. Quella di Gebbia è una scommessa vincente perché Manu si rivela davvero un talento nato. Nel 1999, con il numero 57 avrebbe dovuto entrare in campo Manu per i San Antonio Spurs ed è stato proprio il loro executive R.C. Buford a selezionarlo.

Il coach, però, è un po’ diffidente, Manu è troppo magro; d’altronde è anche vero che ha fatto faville in Italia. In effetti sembra un po’ fuori posto, magari il coach non ci avrebbe pensato due volte se Buford non fosse stato così  pedante. Manu però prende tutti in contropiede e rimane in Italia fino al 2000, infatti dalla Calabria Manu approda a Bologna, alla Virtus, dove fa brillare la stella che ha in sé. E’ acrobatico, veloce, inarrestabile, non c’è azione che non porti a termine. Gli americani lo chiamano “all-rounder”, gli italiani lo paragonano a Maradona nel calcio.

In questo periodo della sua carriera ha fatto parte per tre volte dell’All Star Game italiano. Con la Virtus rivince la Coppa Italia, ma non riesce a confermarsi in Eurolega (sconfitta in casa col Panathinaikos) ed in campionato (fuori in semifinale). Terminata l’avventura italiana, Manu entra nei San Antonio Spurs.

Gregg Popovich e Emanuel Ginóbili: un coach reticente

Nella stagione 2002/2003 Manu arriva finalmente in NBA ma, nonostante le sue grandi prestazioni durante i Mondiali di Indianapolis, l’universo americano si rivela assai più  arduo di quanto avesse preventivato. Limitato dal Coach Gergg Popovich che continua ad essere scettico nei suoi confronti,  Manu non riesce a ritagliarsi più di una manciata di minuti a partita. Nonostante tutto però, a fine anno la squadra neargento si aggiudica il secondo anello della propria storia e con Tim Duncan solleva il trofeo di Mvp delle Finals. Da questo momento in poi si fa la storia. Popovich, infatti, afferra che non deve contrastare Manu ma lasciarlo libero di fare ed è allora che vede ciò che in lui aveva visto Buford. Finalmente libero di giocare alla sua maniera Manu è stato in grado di illuminare il firmamento NBA portando a casa altri tre titoli (2005, 2007 e 2014). Nascono i Big Three e Ginobili, Tony Parker e Tim Duncan si confermano in assoluto un trio vincente.

Nella corona della guardia di Bahia Blanca, però, la gemma più preziosa che vi è stata incastonata sono Atene e le Olimpiadi del 2004 in cui la nazionale albiceleste vince l’oro. In questa occasione, dopo aver stracciato il team Usa di Allen Iverson e Lebron James, a subire il colpo di grazia da parte dei Sudamerica furono gli Azzurri dove neppure i “tiri ignoranti” di un grintoso Gianluca Basile bastano per reggere l’urto travolgente di Emanuel, premiato con il titolo di Mvp della manifestazione.

La stella del NBA: Emanuel Ginóbili

Una cosa davvero divertente di lui è che quando sente il suo cognome legato al basket, Manu pensa al fratello Seba. E questo da la dimensione di quanto sia in realtà timido e non pensi a se stesso come ad un campione. La stagione 2004-05 lo vede giocare titolare tutte e 74 le partite di regular season e, nel 2005, conquista il secondo titolo NBA della sua carriera, giocando da protagonista assoluto, insieme all’MVP Tim Duncan, la serie finale contro i Detroit Pistons. In questa occasione Manu rimane in panchina, ma non gli interessa, ciò che gli importa davvero è la vittoria della squadra. Nel 2006 e 2007 con gli Spurs, Manu raggiunge e vince per la terza volta in 5 anni le finali NBA, battendo i Denver Nuggets, i Phoenix Suns di Mike D’Antoni e gli Utah Jazz nella finale della Western Conference. Stracciati anche i Cleveland Cavaliers con il talento in erba LeBron James. Nel 2008 viene eletto miglior sesto uomo dell’anno e inserito nell’All-NBA Third Team.

Con Ginobili che lascia il basket se ne va uno degli ultimi componenti della Generacion Dorada che portò l’Argentina alla vittoria dell’oro olimpico contro l’Italia, il bronzo quattro anni più tardi a Pechino e le due vittorie sugli USA (una ai Mondiali di Indianapolis 2002, l’altra nella semifinale olimpica del 2004). Ha inoltre conquistato i quattro anelli con gli Spurs, un titolo di miglior sesto uomo della NBA, l’oro olimpico e i due All Star Game giocati.

Manu è sempre stato un grande campione perché non ha mai messo se stesso avanti ma ha sempre anteposto la squadra e questo ha reso grandi gli Spurs. Popovich in un’intervista ha dichiarato che mai avrebbe voluto che si ritirasse, ma quel momento arriva per tutti, anche per i migliori.

Così è definitivo il saluto al basket del grande Manu.

Ma se ne va anche un grande uomo che ha sempre creduto nel gioco di squadra, nella lealtà e nel fatto che è l’unione che fa la forza.

Le vittorie di Manu

E quale miglior modo per ricordarlo se non elencando i suoi premi e riconoscimenti:

Premi e riconoscimenti

  • 1999: All-Star Lega italiana (Viola Reggio Calabria)
  • 2000: All-Star Lega italiana (Kinder Bologna)
  • 2000: Giocatore più migliorato della lega italiana (Kinder Bologna)
  • 2001: All-Star Lega italiana (Kinder Bologna)

MVP Serie A: 2

  • Virtus Bologna: 2001, 2002
  • 2001: MVP Campionato Italiano (Kinder Bologna)
  • 2001: Euroleague Final Four MVP (Kinder Bologna)
  • MVP Coppa Italia Serie A: 1

Virtus Bologna: 2002

  • 2002: All-Euroleague First Team (Kinder Bologna)
  • 2005: All-Star NBA (San Antonio Spurs)
  • 2008: NBA Sixth Man of the Year Award (San Antonio Spurs)
  • 2008: All-NBA Third Team (San Antonio Spurs)
  • 2011: All-Star NBA (San Antonio Spurs)
  • 2011: All-NBA Third Team (San Antonio Spurs)

Nazionale argentina

  • 2001: MVP FIBA Americas Championship 2001
  • 2002: Quintetto ideale dei Mondiali
  • 2004: MVP Giochi Olimpici
  • 2006: Quintetto ideale dei Mondiali

Premio Olimpia: 2003, 2004 (ex aequo con Carlos Tévez)

Inserito tra i 50 personaggi più importanti della storia dell’Euroleague Basketball.

Fonte immagine: Flickr Shea Huening

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