Ad Agosto scorso, dopo 23 anni di carriera segnati da grandi successi, imprese storiche e uno stile unico che lo rende venerato in tutto il mondo dello sport Manu Ginobili si è definitivamente ritirato dal basket. Ma come diventa qualcuno una leggenda? Con lavoro, impegno, talento e umiltà. Definizione che potrebbe apparire nel dizionario se cerchiamo Emanuel David Ginobili.
Anche un libro è stato scritto per onorare questo grande giocatore di basket: “Manu Ginobili. Un bravo ragazzo” di Edoardo Caianiello.
Descrizione di “Manu Ginobili. Un bravo ragazzo”
Bahia Blanca, cinquecento chilometri a sud di Buenos Aires, 28 luglio 1977: nasce Emanuel David Ginobili Maccari, figlio di Jorge, sangre sudamericano con una leggera spolverata marchigiana. Dall’Andino all’Estudiantes, passando per Reggio Calabria e per la Virtus Bologna, fino ai San Antonio Spurs, con la maglia albiceleste tatuata sulla pelle, collezionando premi e trofei, sempre e solo a suo modo.
Un tango elegante e caparbio, un tocco mancino che disegna e colora i campi della pallacanestro in una meravigliosa storia firmata dal “Narigòn” che ha rapito il cuore dei tifosi di ogni latitudine e longitudine. Leader umile e forte della generazione dorata che ha conquistato l’Olimpo nel 2004 ad Atene, ragazzo prodigio sotto il sole della Calabria, nota sublime per i palati raffinati della Bologna del basket, braccio armato di Ettore Messina alla conquista dell’Eurolega, campione sotto la guida di Gregg Popovich, con Duncan e Parker, sino alla sinfonia del titolo del 2014.
Un viaggio nella carriera e nella vita di un uomo straordinariamente normale, di un marito e di un padre, di uno degli sportivi più dominanti e attenti della nostra era. Capace di imparare dalle sconfitte e di vincere ovunque e comunque senza perdere mai quell’espressione, quel suo modo di fare e di essere sempre, straordinariamente, un bravo ragazzo.
[…] Fortitudo, alla scommessa fatta nel 2007 del draft NBA, fino ad arrivare al suo primo Anello con i San Antonio Spurs quando ha dimostrato a tutti di non essere un bluff. In “Pokerface” viene alla luce […]