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Negli ultimi anni stanno andando per la maggiore le serie TV ambientate nel dorato mondo della NBA, basti pensare al grande successo di “Last Dance”, che accende i riflettori sui Chicago Bulls di Michael Jordan o di “Winning Time”, sull’epopea dei mitici Lakers di Magic e Kareem.
Tra i tanti meriti di questi prodotti, l’aver convinto alcune case editrici nostrane a proporre nel nostro paese i best seller da cui le serie stesse hanno tratto linfa. È successo con AIR di David Halberstam, è successo con Showtime di Jeff Pearlman.
Edito nel 2013
Il libro, composto da ben 564 pagine, arriva in Italia con 9 anni di ritardo, edito dalla casa editrice 66thand2, proprio sull’onda lunga della serie televisiva trasmessa nel nostro paese da Sky, “Winning Time”. Nove anni di incomprensibile ritardo per un’opera che non può mancare nella libreria di chi ama il basket a stelle e strisce ed ha i capelli, se li ha ancora…, bianchi. Il focus è tutto nella squadra che riuscì a rilanciare il basket d’oltreoceano, alle prese con una crisi che ne metteva in dubbio l’esistenza stessa.
Jerry Buss
A cambiare completamente le carte in tavola un playboy visionario, il compianto Jerry Buss; il magnate dell’edilizia mette a repentaglio tutte le sue proprietà per acquistare i Lakers, alla fine ci riesce ed entra nell’epica non solo dei “lacustri” ma dell’intera NBA. Lo fa con una visione che mai nessuno aveva avuto prima d’ora, quella del divertimento sopra ogni cosa, del glamour a prescindere. In tre parole, un personaggio, tratteggiato alla perfezione dalla penna sopraffina di Pearlman: capelli vaporosi, camicia sempre aperta, pantaloni a zampa di elefante con risvolti, esattamente come appare nella serie TV.
A vederlo, e leggerlo, uno pensa: “Ecco il classico playboy da strapazzo”; invece no, accanto alla collezione di belle donne – ne teneva un ampio book fotografico – ecco la collezione di successi, in primis quello con i Lakers, i gialli che cambiano un’epoca.
Showtime
Dalla sua intuizione nasce lo “Showtime”, un mix perfetto tra basket di altissimo livello, giocato in un modo totalmente nuovo, ma altrettanto elettrizzante, e glamour, al punto che il mitico “Forum” diventa scenario di passerella per tutti i miti di Hollywood, Jack Nicholson in primis. Pearlman lo passa al microscopio, grazie ad un lavoro di documentazione davvero imponente, corredato da centinaia di interviste e rende perfettamente l’idea di quanto i Lakers di Buss siano stati degli autentici innovatori, nel basket e nella società.
Ma cos’è lo showtime? Un modo di giocare, ma anche un modo di vivere, basta sempre e soltanto sulla velocità. Un esempio? Dopo un tiro sbagliato degli avversari, le frecce gialloviola si lanciavano subito in contropiede, per trovare il canestro avversario in pochi secondi, una sorta di pum pum pum elettrizzante ed inebriante.
I protagonisti
Il principale è sicuramente Magic Johnson, una sorta di figlioccio per Jerry Buss, che talvolta lo porterà sulla via della perdizione; il 33 impersona alla perfezione il new deal del basket: talentuoso, veloce, fantasioso, più votato all’assist che al canestro, sempre sorridente in campo e fuori. Pearlman lo tratteggia alla perfezione, così come fa con il direttore sportivo Jerry West, icona NBA tanto che il simbolo della Lega è una sua immagine stilizzata, con Kareem Abdul Jabbar, così diverso dai suoi compagni con i suoi prolungati silenzi. E poi tutti gli altri, da Michael Cooper a Norm “The Storm” Nixon, entrambi poi visti in Italia, così come Mark Landsberger, a Byron Scott.
La rivalità Larry – Magic
Descritta alla perfezione la grande rivalità tra Larry Bird e Magic Johnson, con “Doctor J” Julius Erving un gradino sotto; il bianco contro il nero, la fantasia contro la solidità, il glamour di Los Angeles contro la concretezza di Boston. Due mondi all’opposto, ma egualmente vincenti, una rivalità motore del successo NBA dell’epoca; certo, Magic ha più appeal e charme, del resto come scrive Pearlman al termine del libro
“senza di lui non ci sarebbero stati i cinque titoli, i contropiedi, i passaggi millimetrici e il divertimento”.
Non solo basket
Il libro non è solo lo specchio dei successi dei Lakers, ma anche di quanto accadeva fuori dal parquet; è infatti pieno di aneddoti, anche piccanti, perfetti per capire l’epoca in cui è ambientato. Le mitiche cheer-leaders, altra intuizione di Jerry Buss, il club, sempre all’interno del “Forum” dove giocatori e vip si radunavano al termine delle partite, gli eccessi di qualche giocatore, quelli del libertino Jerry Buss. Tutto molto anni Ottanta, la cui atmosfera gioviale e gaudente è rappresentata alla perfezione da “Showtime”. Ed i Lakers in questo erano all’avanguardia, del resto il loro coach Pat Riley andava in panchina indossando vestiti di Armani e con i capelli impomatati, quando i colleghi si presentavano in tuta e con la chioma scompigliata.
Perché leggerlo
Un libro da leggere, e non solo da chi quel periodo l’ha vissuto, magari cercando di piratare il segnale che proveniva da una vicina base americana, come faceva il sottoscritto, per vedere le partite in diretta. Per chi è negli “anta” è un bel salto nel passato, per rivivere i momenti migliori del basket a stelle e strisce, per i più giovani il modo perfetto per capire da dove trae origini l’NBA di oggi, quel mondo tutto lustrini e paillettes nato dalla geniale intuizione di un milionario americano, all’anagrafe Jerry Buss, all’inizio accolto dagli altri proprietari con la puzza sotto il naso, ma poi reso immortale dai successi dei suoi Lakers.
L’autore
Jeff Pearlman è un giornalista e scrittore americano. Ha lavorato a “Sports Illustrated” e “Newsday” ed è autore di tantissimi i libri di successo, inclusi nelle liste dei bestseller del «New York Times». Scrive regolarmente sul suo blog www.jeffpearlman.com. Sui Lakers ha scritto anche “Kobe e la compagnia degli anelli. La storia di Kobe Bryant, Shaquille O’Neal e Phil Jackson”, edito in Italia da Salani, che rappresenta il perfetto “continuum”, ancorché meno avvincente, di “Showtime”.