Quando gli hanno chiamati “Globetrotters“, i “Giramondo”, in realtà il mondo non lo giravano affatto. Vai a sapere se Abe Saperstein, colui che li lanciò, ci aveva visto lungo oppure aveva semplicemente previsto il futuro senza saperlo. Tra Savoy Big Five ed Harlem Globetrotters il passo fu breve, molto meno breve fu il passo tra gli spazi di azione: da una semplice sala da ballo, la Savoy Hall, a tutto il globo terracqueo.
Quello che andrà in scena nel tour italiano 2019 tra il 27 febbraio ed il 3 marzo, altro non è che un piccolo capitolo di una storia lunga oltre ventimila partite (nessuna squadra in nessuno sport ha fatto tanto) che comincia negli anni ’20, precisamente nel 1927. Siamo in piena epoca di proibizionismo, anni in cui il ricordo della Prima Guerra Mondiale è ancora vivo e in cui nessuno può ancora immaginarsi la Seconda, sono anni in cui se sei bianco o sei nero fa tutta la differenza del mondo. Prima che l’imminente crisi del ’29 cambi tutto, a Chicago nel 1927 i ricchi amano riunirsi nella Savoy Hall, la sala da ballo, la sala più importante della città. Tra un ballo e l’altro, si cerca sempre di riempire gli spazi vuoti tra un ballo e l’altro con dei diversivi che possano intrattenere gli ospiti: la boxe, ad esempio, è uno di questi. E’ qui che il 25enne Abe Saperstein ha l’intuizione: riempire questi spazi con una partita di pallacanestro. Protagonisti, cinque uomini di colore. Dov’è la novità? Beh, all’epoca a basket giocano solo persone bianche. Saperstein diviene il titolare della squadra, la Savoy Big Five, e non perde tempo: un giorno all’improvviso, in un momento di “pausa” , compaiono in sala due canestri e sbucano cinque giocatori neri, la squadra avversaria la si fa lì per lì, prendendo a caso cinque malcapitati dal pubblico. Nello scetticismo generale, sarà un successo.
Presto i Savoy Big Five diventano gli Harlem Globetrotters: Harlem perchè è il quartiere afro-americano di Manhattan, New York, la città preferita di Saperstein, mentre come detto in apertura, ancora c’è da capire se Globetrotters sia un’intuizione o semplicemente una previsione divenuta realtà per caso. Perchè da quel debutto (vincente, ovvio) alle oltre ventimila partite disputate da questa squadra fino ad oggi, ci sono comparse e match giocati in ogni angolo del mondo. Il successo starà, oltre che nel vedere giocatori di colore impegnati nel basket, anche nel modo di giocare: nessuno come gli Harlem mischia goliardia e sport, nessuno riesce a mettere comicità e sport sullo stesso piano come loro.
Tutto molto bello, certo, ma c’è da ricordare che prima di essere quello che sono oggi, i Globetrotters hanno dovuto faticare per imporsi, e soprattutto per farsi rispettare. Infatti, negli anni ’30, quando Saperstein propose l’iscrizione della sua squadra alla NBL ed alla BAA, antenati della NBA, la sua richiesta fu rifiutata, e lo stesso avvenne nel 1949 con la NBA, che non voleva neri nel campionato. Per contro, si vocifera che lo stesso Saperstein non volesse che giocatori di colore si impegnassero in NBA. Ci vorrà Nathaniel Clifton a rompere questa spiacevole tradizione, quando nel 1950 firma un contratto in NBA, primo giocatore afro-americano della storia a farlo. Clifton viene da due anni con gli Harlem, che in un certo senso vedono riconoscere il loro valore dato che un loro giocatore è stato preso nel campionato di basket più importante al mondo. Un riconoscimento che è il preludio alla botta di notorietà che arriverà l’anno successivo, quando all’Olimpico di Berlino Jesse Owens, il favoloso atleta di colore, si intrattiene con gli Harlem. L’Europa è conquistata.
L’affermazione definitiva arriva qualche anno più tardi, nel 1958. Wilt Chamberlain è un ragazzo che rispetto a quelli della sua età ha un dettaglio non insignificante: è alto 2,17 metri. La destinazione naturale sarebbe la NBA, ma Wilt preferisce gli Harlem, evitando di fare anche l’ultimo anno al college. Di lì a poco, i contratti degli Harlem Globetrotters saranno più profumati dei colleghi della National Basketball Association. Gli Harlem, nel frattempo, sono riusciti a trovare pure il partner ideale, quelli che pur cambiando di tanto in tanto il nome sono conosciuti come gli Washington Generals. Con loro, gli Harlem daranno vita agli spettacoli che sono in grado di elettrizzare il pubblico anche oggi, vincendo quasi sempre con il loro inconfondibile stile.
Anche quest’anno, la squadra di basket più famosa e divertente del mondo fa tappa nel nostro Belpaese, con Casale Monferrato, Reggio Emilia, Firenze, Milano e Venezia che ospiteranno 5 partite-spettacolo.
Il programma ufficiale del tour 2019 in Italia:
- Casale Monferrato, mercoledì 27 febbraio 2019 | Pala Ferraris
- Reggio Emilia, giovedì 28 febbraio 2019 | PalaSport Bigi
- Firenze, venerdì 1 marzo 2019 | Mandela Forum
- Milano, sabato 2 marzo 2019 | Mediolanum Forum
- Venezia, domenica 3 marzo 2019 | PalaSport Taliercio
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