Earl Lloyd: verrà per sempre ricordato come il primo giocatore afroamericano nella NBA.

Correva l’anno 1950, Earl entrava in campo la notte di Halloween per giocare la sua partita. Ma sullo sfondo i commenti erano del tipo “Hai visto quello? Si è vestito da giocatore da basket” e “Ha sbagliato festa”. Ma a Washington il problema razziale fortunatamente era meno sentito. Ma chi era Earl?

Earl Lloyd: un grande passo per l’uomo, un grande passo per la storia

Earl Francis Lloyd nacque nel 1928 ad Alexandria e si spense a Crossville nel 2015. E’ divenuto famoso per esser stato giocatore, allenatore e professionista nella NBA e membro del Naismith Memorial Basketball Hall of Fame dal 2003 in qualità di contributore. Lloyd fece vincere al West Virginia due CIAA Conference e un Tournament Championship nel 1948 e nel 1949. Fu nominato All-Conference per tre volte (1948-1950) e All-American due volte.

Il grande gatto lo chiamavano. Nel 1951 si arruolò nella marina americana, prima di essere scelto dai Syracuse Nationals. Lloyd giocò con loro ben sei stagioni ed infine la sua carriera si concluse con due stagioni nei Detroit Pistons. Prese il volo la sua carriera come coach nella panchina dei Pistons nel 1971. Infine nel 2003 entrò nella Naismith Memorial Basketball Hall of Fame, uno dei massimi riconoscimenti della pallacanestro internazionale.

Il primo giocatore afroamericano della storia

Questo fatto mi fa sempre pensare ad una frase di Whoopy Goldberg nei panni di Corrina, nell’omonimo film: “A noi neri consentono di fare musica ma non di scrivere le recensioni”. Ed era così, molte limitazioni per le persone afroamericane, fra cui quella di non prendere parte agli sport, non ad un certo livello comunque. E sicuramente non mescolati con i bianchi. Ma perché se lo schiavismo era stato abolito, gli afroamericani non avevano ancora pari diritti?

Earl Lloyd: integrazionismo e pallacanestro

Sappiamo per certo che la schiavitù fu abolita negli anni ’60 dell’800, allora come mai qualcosa come dieci anni dopo riparte il segregazionismo? C’è da dire che furono le leggi Jim Crow a rimetterlo in piedi, con l’accordo dei democratici bianchi degli stati del Sud. Dunque neri e bianchi divisi in tutto, ed anche questo mi fa pensare ad un film, The Help, in cui una delle protagoniste cita il famoso moto “separati, ma uguali”.

La situazione si protrae nel tempo, anche se già negli anni ’50 abbiamo decisamente le prime conquiste. Significativo è l’evento che nel 1961 vedrà per la prima volta delle donne di colore fare carriera nella NASA (storia raccontata nel film Il diritto di contare). Contemporaneamente assistiamo però ancora a situazioni di razzismo come quella, probabilmente vera, raccontata da  Harper Lee nel celebre “Il buio oltre la siepe”. Si parla di episodi sempre più dilatati nel tempo, ma tutti noi sappiamo che nel 1968 un grave fatto di sangue sconvolse il mondo: la morte di Martin Luther King.

 

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