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Tra Pesaro e Vitoria-Gasteiz ci sono più di 1600 chilometri. Bisogna attraversare la Pianura Padana, farsi tutta la Costa Azzurra, marciare per un bel po’ di chilometri in Francia ed una volta affrontati i Pirenei ecco la Spagna, con Vitoria che si trova nel nord spagnolo, più o meno a metà tra le coste del Mediterraneo e dell’Atlantico. Certo, in aereo anziché in macchina si fa molto prima, ma così si perde il bello del viaggio, quello laddove uno non macina solo migliaia di passi ma cresce, matura, si evolve. Fino a salire sul tetto d’Europa, partendo da Pesaro: ormai con gli indizi dovreste esserci arrivati, ecco la favola di Daniel Hackett.
La favola di Daniel Hackett
Daniel, il percorso che abbiamo illustrato, a dire la verità, non lo ha preso proprio alla lettera. Lui se ne è fatto uno tutto suo. Prima per l’Italia poi attraverso il continente, con toccata pure in America, fino a giungere a Mosca, anche se la battaglia decisiva è andata in scena a Vitoria, nei Paesi Baschi. Il viaggio, così come per Renzo nei Promessi Sposi del Manzoni, è metafora di crescita personale, anche a costo di incappare in giornate storte, che poi sono quelle che ti fanno crescere di più.
Oggi Daniel Hackett si guarda indietro e sorride al ripensare a tutto quello che ha passato, momenti brutti e momenti belli, fino al trionfo in Eurolega. La partenza, come detto, è da Pesaro, sebbene la carta d’identità dica Forlimpopoli: là Daniel è solo nato, poi è cresciuto a Pesaro.
Come tutto è iniziato
Mentre la carriera di papà Rudy è agli sgoccioli, Daniel Lorenzo Hackett fa il suo ingresso nel mondo il 19 dicembre 1987, e tutto fa pensare che farà parte di quella schiera di figli d’arte che spesso e volentieri ricalcano le orme dei padri, e Daniel non fa eccezione. Madre italiana e padre americano, così per lui scegliere l’America dopo le giovanili nella VL Pesaro è più facile. Ed eccoci al primo viaggio, ad appena 16 anni: l’high school a Bellflower (tre anni nei Braves) e università in California, per giocare nelle file dei Trojans, con tanto di pungo in faccia e mandibola fratturata per mano di OJ Majo. Che vuoi farci, la gavetta…
I sogni del giovane Daniel, pugno a parte, non vanno come previsto, perché resosi eleggibile per il Draft 2009 non viene scelto ed avendo lui preso un agente, la mancanza di un contratto gli impone di non tornare nella squadra dell’università. La seconda opzione è la Benetton Treviso, che aveva bussato alla porta qualche mese prima; l’accordo tra i veneti e Daniel prevedeva la possibilità per Daniel di svincolarsi nel caso di chiamata da parte di una franchigia americana. Nel Draft di giugno però nessuno lo sceglie, così riprendere l’aereo e tornare in Italia è l’unica alternativa.
Nell’autunno 2009 eccolo affacciarsi tra i professionisti (sebbene abbia già annusato aria di grandi sfide, con il debutto in Nazionale datato 2007, seppur in amichevole) a 22 anni da compiere. Individualmente è un’ottima annata, globalmente un po’ meno perché Treviso giunge ottava in campionato e viene subito eliminata ai quarti dei play-off.
Il salto di Daniel tra i grandi
Dopo una sola stagione a Treviso per Daniel è già tempo di chiudere un cerchio, così ecco il suo ritorno a Pesaro, stavolta ovviamente in prima squadra. Mentre la VL naviga in acque tranquille (decimo posto il primo anno con Hackett, sesto l’anno dopo con eliminazione in semifinale play-off) Daniel inizia un percorso di crescita che non sfugge alla Mens Sana Siena, vera corazzata di quegli anni reduce da sei titoli consecutivi.
Per Daniel è il definitivo salto tra i grandi. E così, nella stagione 2012-13, può finalmente lottare per lo scudetto, vincendolo. E’ il settimo consecutivo per Siena, che però verrà revocato insieme a quello dell’anno precedente per i disastri societari che porteranno la compagine senese al baratro.
Per Daniel, Siena, sarà sinonimo di casa solo per poco più di dodici mesi, visto che nel dicembre del 2013 passa all’Olimpia, che non si fa scappare l’occasione di mettere sotto contratto l’MVP delle precedenti finali. A Milano arriva lo scudetto (l’unico della carriera al momento considerando la revoca di quello vinto a Siena) ma arrivano anche i problemi, quelli inciampi di vita che, come abbiamo detto, fanno crescere ma che creano anche grattacapi mica da ridere. Ad ottobre 2014 Daniel si becca una squalifica di sei mesi (poi ridotta a tre) per aver abbandonato un ritiro della Nazionale ed aver criticato la Federazione. Così sta fuori a lungo, qualcosa si inceppa e, a fine anno, rescinde con Milano, la quale viene eliminata da Sassari in semifinale.
La ripartenza
Per il figlio di Rudy è tempo di rimettersi in marcia, destinazione Grecia, dove lo accoglie l’Olimpiakos, con il quale vince il campionato ellenico al primo colpo, mancando il bis in finale l’anno successivo, nella stessa stagione in cui perde la finale di Eurolega contro Fenerbahce. La tappa successiva invece è in Germania, al Bamberg, un passaggio di un solo anno senza titoli prima del presente, che come tutti sapete si chiama CSKA Mosca. Il culmine nella serata del 19 maggio, giorno in cui Daniel Hackett conclude il suo viaggio in cima all’Europa vincendo il titolo continentale più ambito. Ed ora il futuro è adesso…chissà quale sarà la prossima fermata.
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