Io credo che gli unici muscoli che servono per giocare a basket, sia quelli nel cervello”, le prime parole nella prefazione, scritta da Raffaele Ferraro, rappresentano alla perfezione l’essere di Nikola Jokic, cui Marco Munno ha dedicato il bel libro “Nikola Jokic – The Joker”, nel quale l’autore casertano racconta la storia di quello che da qualche anno a questa parte è il cestista più forte dell’intero globo terracqueo.

Un “Joker”, perché alcune delle sue giocate sembrano uscire proprio dalle mani di un Jolly vivente, che, riprendendo le parole della prefazione, sta riscrivendo tutti i canoni della pallacanestro a stelle e strisce, quella della mitica NBA, nella quale era voce comune che senza mezzi atletici fuori dal comune il massimo che poteva capitarti era di fare la comparsa.

Leggenda, a questo punto, metropolitana che Jokic ha ormai reso, appunto, una leggenda; il serbo, infatti, dispone di mezzi fisici, comunque, al di sopra della norma – provate a trovarvelo di fronte e poi ci direte – ma che di fronte ai fisici scolpiti, che sembrano “disegnati con Photoshop”, lo fanno sembrare non certo al top della forma, anche per una massa grassa non certo ideale.

Nonostante questo, il lungo serbo ha riscritto la storia della NBA, riportando al centro del campionato più importante del mondo, la tecnica pura, quella che rende “The Joker” in grado di inventare pallacanestro in ogni frangente, si tratti di un passaggio neanche lontanamente immaginabile dai comuni mortali, o di un tiro dalla difficoltà assurda per chiunque altro, ma non per lui. Sempre con un’aria di distacco, quasi apatica, di uno che preferisce la cura, a distanza, ma appena può di persona, dei suoi cavalli da corsa, la sua vera passione, molto più che giocare a pallacanestro.

Insomma, un antidivo diventato, suo malgrado, un personaggio, sulla scia del suo basket sopraffino che lo ha reso il numero uno al mondo, partendo da una piccola cittadina serba di 85.000 abitanti, Sombor, dove spesso aveva difficoltà a trovare compagni per giocare nel classico playground di provincia.

Proprio da Sombor nasce la storia di Jokic, descritta minuziosamente da Munno nel libro dedicato al campione serbo – “Nikola Jokic – The Joker” – edito da Lab DFG, giovane casa editrice, fondata nel 2019, specializzata, tra l’altro, in storytelling sportivo. Munno passa in rassegna la straordinaria avventura di Jokic, scoperto, incredibile ma vero, da uno dei migliori agenti d’Europa, quel Misko Raznatovic, non vedendolo dal vivo, ma dopo una “casuale lettura” su un quotidiano delle cifre fatte registrare da Nikola nei campionati giovanili.

Benedetto quel giornale, allora, perché è proprio, ironia della sorte, da lì che inizia la storia di Jokic, mirabilmente raccontata da Munno nelle 170 pagine del libro, divisi in 13 capitoli, ciascuno dei quali parla di altrettante pietre miliari nella parabola, ancora non arrivata al suo punto più alto, di Jokic. Ed allora, ecco il capitolo dedicato al periodo vissuto nella propria città natale – Somber -, ai suoi primi passi al Vojvodina, all’esplosione con il Mega Belgrado, fino alla NBA.

Jokic fu selezionato ai Draft 2014, al “pick” numero 41 da Denver – non osiamo immaginare come si mordano le mani gli scout, o presunti tali…., delle franchigie che scelsero prima dei “Nuggets” -, inizio di un percorso che, anno dopo anno, partita dopo partita, dai 10 punti a serata della stagione 2015-16 è arrivato fino ai 26,4 della stagione in corso, con percentuali da extraterrestre calato in terra a miracol mostrare.

Un percorso raccontato perfettamente da Munno, bravo non solo a raccontare i tanti trionfi del “Joker”, ma anche a scandagliare i meriti di chi questo talento lo ha saputo prima scovare, i Denver Nuggets, e poi far esplodere, coach Mike Malone. Proprio il capitolo dedicato al rapporto con il coach delle “Pepite” merita di essere letto e riletto, perché rappresenta la perfetta sintesi di due estremi, sulla carta inconciliabili;

uno, Jokic, “dedito alla calma ed al relax nella sua Sombor”, l’altro nativo del Queen’s (New York), dove la vita scorre frenetica, quel Mike Malone, in gioventù passato dalle più disparate esperienza, come il tentativo di entrare a far parte dei servizi segreti statunitense. Un capitolo che manda ai lettori anche un bel messaggio, su come talvolta il successo arriva dalla coesistenza, meglio dalla compenetrazione, delle diversità, troppo spesso, nel mondo moderno, causa di conflitti.

In sostanza, un libro, un bel libro, da leggere, scritto con uno stile scorrevole ed a tratti coinvolgente, perfetto per conoscere più a fondo quello che, in questo momento, è senza dubbio alcuno il miglior giocatore del mondo, uno che, tanto per capire, ha chiuso l’ultima stagione regolare tirando con il 58,3% da due punti.

L’Autore (dal sito della casa editrice lab DFG)

Marco A. Munno (Caserta, 1986) collabora con le principali testate web cestistiche italiane, da La Giornata Tipo a L’umiltà di chiamarsi Minors, che per il giornale Domani e con diverse società e eventi cestistici. Per Lab DFG ha pubblicato Almanacco 3×3 Italia 2023.

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