Entro in palestra, i giovani atleti 14enni sono seduti in panchina e l’allenatore, con un tono di voce molto sostenuto, dice loro:“Dobbiamo difendere duro, non concedere all’attacco soluzioni facili, dobbiamo anticipare ogni passaggio. La difesa è sacrificio, sofferenza, sudore, abnegazione, aggressività e voglia di non mollare mai”.

Il papà di uno dei giovani atleti, che assisteva dalla tribuna all’allenamento, mi dice scherzando: “Caspita sembra di assistere ad un corso di formazione per marines!

Sul momento gli rispondo che in effetti la difesa comporta un forte impegno e molta dedizione. Poi, riflettendo, mi chiedo: “Ma il basket è un gioco, e la difesa fa parte del gioco. E allora perché non provare a renderla divertente e stimolante come può esserlo un tiro da  3 punti o una schiacciata a canestro?

La difesa, istintivamente, (basta vedere due bambini che giocano a minibasket) nasce dall’idea di rubare il pallone all’avversario e di disturbarlo, all’inizio con qualunque mezzo, per impedirgli di tirare o passare. Poi si imparano le regole arbitrali e quelle tecnico tattiche di squadra e la difesa diventa qualcosa di complesso.

Ma la difesa si può insegnare facendola passare come una sfida di abilità con il proprio avversario e presentarla come una importante possibilità di crescita per l’atleta.

La difesa come possibilità di crescita

Come fare?

  • Organizziamo in allenamento-esercizi di 3c3 o 4c4 dove vince la squadra che ruba più palloni (e smettiamo di urlare sempre “non cercare la palla!!”. Se non la cercano non la troveranno mai!)
  • Insegniamo ai ragazzi il “finto difensore dormiente” ossia diciamo a Pippo (nome di fantasia a me gradito) “Fai finta di essere poco interessato all’azione, poi improvvisamente buttati ad anticipare il passaggio”.
  • Mettiamo un tappeto morbido sul parquet e lanciamo il pallone dicendo a Pippo di tuffarsi per buttarlo fuori campo! (Propedeutico ad una difesa di forte anticipo).
  • Lasciate che, inizialmente in allenamento e in partite amichevoli, sia Pippo a trovare i difetti del proprio avversario senza alcun suggerimento.
  • Ogni volta che in allenamento fermiamo e chiamiamo la squadra per cambiare o spiegare un esercizio facciamoli arrivare a gambe piegate (sembreranno buffi, ma diventerà qualcosa di naturale!).
  • Smettiamo, in caso di esercizio non bene effettuato, di far eseguire scivolamenti difensivi come punizione! Lo sapete,  il nostro cervello poi inizia a  pensare inconsciamente che difendere sia un castigo e tende ad evitare di farlo.
  • Abituate la squadra ad esultare ad ogni intervento difensivo efficace come ad un canestro da 3 punti all’ultimo secondo.
  • Ricordate ad ogni giocatore che, se non tutti possono avere la stessa predisposizione per l’attacco la difesa, la può imparare chiunque! E portate ad esempio grandi difensori come Bruno Cerella (Reyer Venezia) e Giacomo de Vecchi (Dinamo Sassari) che hanno vinto campionati e Coppe proprio grazie alla loro attitudine difensiva pur non essendo grandi realizzatori o, più semplicemente, invitate i ragazzi ad osservare il miglior difensore della loro prima squadra.

E’ vero che per difendere ci vuole tanta voglia di essere presente, attivo e determinato, ma è anche vero che se faccio qualcosa pensando che, oltre che importante, è anche divertente, lo faccio più volentieri e con maggior passione. E la passione è il motore di qualunque miglioramento!

La difesa, contrariamente all’attacco, deve essere fatta dal blocco omogeneo di tutta la squadra e non è indispensabile la ricerca della perfezione tecnica individuale. La parte più importante di una buona difesa è la motivazione, la costruzione di un gruppo compatto e una mentalità tra i giocatori che li aiuti a condividere lo stesso obiettivo. (Ettore Messina)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here