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Gentile, Esposito, Dell’Agnello, Oscar, Marcelletti, ai più giovani questi nomi poco o nulla diranno, invece sono personaggi che hanno scritto la storia della nostra pallacanestro. Sono stati infatti i protagonisti di quella meravigliosa Juve Caserta che a cavallo degli anni ’80 e ’90 è stata in grado di interrompere l’egemonia degli squadroni del nord, e lo ha fatto con tanti ragazzi usciti dal proprio, allora florido, vivaio.

Tanti “scugnizzi”, come chiamano al sud i ragazzi, e proprio da questo termine prende il titolo la fortunata serie TV “Scugnizzi per sempre” che racconta l’epopea di quella straordinaria squadra che è stata, appunto, la Juve Caserta. Trasmessa in questi giorni su Rai2 è ancora disponibile su Raiplay ed è assolutamente imperdibile per tutti gli amanti del basket, e non solo.

Quello scudetto

La serie, che forse è meglio definire docuserie per l’enorme lavoro documentaristico, con tantissime interviste, fatto dagli autori, trova il suo punto più alto nello scudetto conquistato dai bianconeri casertani nella stagione 1991/1992, quando un gruppo straordinario, guidato da Franco Marcelletti, anche lui casertano doc, conquistò lo scudetto espugnando, in gara5 delle finali, il Forum di Assago, allora casa della altrettanto mitica Philips Milano, guidata in panchina da Mike D’Antoni, che aveva chiuso al primo posto la stagione regolare, proprio davanti alla Juve.

Un successo incredibile, destinato a diventare storico, il primo di una squadra del sud in una pallacanestro fino ad allora dominata dagli squadroni del nord, Milano, Varese, Cantù e Bologna, sponda Virtus. Curiosamente, il tanto ambito triangolino arriva nell’anno primo dopo Oscar Schmidt, il brasiliano diventato icona di quella squadra, ancor oggi secondo miglior realizzatore, alle spalle di Antonello Riva, all time del nostro campionato, con 13.957 punti, alla straordinaria media di oltre 34 ad allacciata di scarpe, la migliore in assoluto nella storia della nostra palla a spicchi.

La casertanità

Nel roster di quella squadra, il fil rouge era rappresentato dalla “casertanità”, infatti quasi tutti i componenti erano cresciuti nella città della Reggia. Casertani erano i big Nando Gentile e Vincenzino Esposito e la guardia dal tiro fulminante Roberto Donadoni, cresciuti nelle giovanili della Juve i rincalzi Cristiano Fazzi, pur nativo di Reggio Calabria, Francesco Longobardi, di Cava de’ Tirreni, Massimiliano Rizzo, palermitano, e Giacomantonio Tufano, di Somma Vesuviana.

Unico intruso, tra gli italiani, il ruspante livornese Sandro Dell’Agnello, 30 punti in gara 5 della finale scudetto, uno che da imberbe ragazzino aveva stoppato Michael Jordan e Moses Malone. In più, gli stranieri Tellis Franck e Charles Shackleford, una autentica piovra sotto canestro, prematuramente scomparso nel 2017. Proprio la casertanità è il sottile fil rouge che attraversa tutte le sei puntate della fiction, una sorta di favola italiana fatta di tanta competenza, e qui due parole le meritano il defunto G.M. Giancarlo Sarti ed il presidente Gianfranco Maggiò, cui è intitolato il Palasport di Caserta.

Oscar Schmidt

Detto della squadra dello scudetto, è d’obbligo un passaggio per il brasiliano Oscar, di fatto colui che ha dato il là a tutto. A tal proposito vi raccontiamo un aneddeto: chi scrive vive a Livorno, campionato Serie A2 1981/82, prima di campionato, tra l’allora Pallacanestro Livorno, sponsorizzata Rapident, e l’Indesit Caserta; nei giorni a ridosso della partita, beata ignoranza, pensa “va beh, hanno preso un brasiliano, strano, chi vuoi che sia”.

Ebbene, quel brasiliano, crivellò la retina dell’allora Rapident segnando da ogni dove. Nella serie TV, diretta dall’ottimo Gianni Costantino, il brasiliano è tra le figure più raccontate. Oltre a segnare tonnellate di canestri, riesce a far crescere e maturare Esposito e Gentile, tanto da raccontare “Gentile ed Esposito agli allenamenti li portavo io, erano ancora minorenni”.

Non solo scudetto

La serie indugia su tutto il percorso della Juve, fatto di tante vittorie, ma anche di qualche amara sconfitta, come quella nella finale di Coppa delle Coppe 1989, persa contro il Real Madrid, dopo un tempo supplementare; Oscar ne mise 44, Gentile 30 ma di là c’era un marziano, il Mozart dei canestri, al secolo Drazen Petrovic, che ne mise 66 (ses-san-ta-sei !!!!!!). Storie, racconti, emozioni sapientemente miscelate dai curatori della serie che ha tutto per diventare un cult degli amanti del genere.

Tocca il cuore

Non mancano gli aneddoti, fanno emozionare e toccano dritto al cuore e fanno scendere anche qualche lacrimuccia a chi quei tempi li ha vissuto per davvero, come il sottoscritto, e magari quei Diavoli bianconeri, fossero sponsorizzati Indesit, Mobilgirgi e Phonola poco importa, li ha pure infamati perché la sua squadra del cuore la battevano sempre o quasi.

Adesso invece, pur conoscendo a memoria la parabola di ciascun protagonista, ti ritrovi a tifare per loro, primi ad interrompere la supremazia “nordista” del nostro basket. Di fatto, ne esce un prodotto che tiene incollati al divano di casa, una sorta di “Last Dance” in chiave italiana, fatta con un budget infinitamente più piccolo, ma con lo stesso risultato, quello di tenere aggrappati alla TV tutti i telespettatori, a prescindere se quei tempi mitici li hanno vissuti o meno.

5 Commenti

  1. […] Qualche nome? In primis coach Walter De Raffaele, da giocatore un passato nella Libertas, da coach due scudetti appuntati sul petto con Venezia, e Sandro Dell’Agnello, tecnico in attesa di panchina, con un passato nella Pielle prima di diventare protagonista nella storica epopea della Juve Caserta, magistralmente raccontata dalla serie Tv “Scugnizzi per sempre”. […]

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