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Nell’immaginario collettivo di tutti gli appassionati di basket, a maggior ragione quelli che hanno i capelli sale e pepe, Drazen Petrovic rappresentata la classica icona, l’uomo che ha sdoganato il basket europeo in quello che a cavallo degli anni ’80 e ’90 era l’olimpo del basket mondiale, la mitica NBA.
Come Neil Amstrong, il primo uomo che mise piede sulla luna, Drazen è stato il primo cestista ad avere successo al di là dell’Oceano, pur non essendo stato il primo uomo a calcare i parquet statunitensi, quello fu il lungo islandese Petur Gudmundsson, una similitudine che ben si addice al nuovo libro dedicato al “diavolo di Sebenico”.
Drazen Petrovic, il primo uomo sulla luna
E’ questo il titolo dell’opera dedicata al fenomeno prima slavo e poi croato, la massima espressione del basket jugoslavo, fatto di talenti incredibili e di una pallacanestro gioiosa e spumeggiante, con attaccanti sempre pronti a trovare il canestro avversario. In quel paese ne sono nati tanti, molti visti anche in Italia: Drazen Dalipagic, Mirza Delibasic, Kresimir Cosic, Kicanovic, Radja, Paspali, Bodiroga e molti altri. Sono tutti campionissimi, ma il talento più grande è proprio quello di Drazen Petrovic, non a caso soprannominato il Mozart dei canestri, una sorta di dio della palla a spicchi sceso in terra a miracol mostrare.
Quella visita a Sibenik
Lorenzo Iervolino ha avuto l’idea di scrivere questo libro, edito da 66thand2nd, durante un viaggio a Sibenik e Zagabria, che si è però concretizzata dopo un colloquio con la madre di Drazen, Biserka Mikulandra Petrovic. Da lì l’autore inizia un lungo percorso lungo i luoghi di Drazen, dall’adolescenza passata con una palla a spicchi in mano, sempre nell’intento di migliorare un talento quasi divino, come raccontano le sveglie alle di 5 di mattina per recarsi in palestra e tirare, tirare, tirare per migliorare le percentuali dalla media e lunga distanza. Ne è nata un’opera che ripercorre la vita, tanto intensa quanto purtroppo breve, di Drazen, dai successi in patria, a Madrid – memorabile la finale di Coppa delle Coppe 1989 contro Caserta, nella quale ai 44 di Oscar, Drazen replicò con un fenomenale “sessantello”, 62 per la precisione, di cui 11 al supplementare – fino all’ingresso nella NBA.
Nel paradiso del basket
Oltre Oceano, Drazen prima stenta, a Portland, dove coach Rick Adelman non gli perdona la relativa efficacia difensiva, poi diventa una stella con i New Jersey Nets, allenato da due guru come Bill Fitch e Chuck Daly, due coach con in bacheca più di un anello di campione del mondo. Drazen arriva a segnare 22,3 punti a partita, ormai è una stella mondiale. Tutto sembra apparecchiato per il suo ingresso in pompa magna all’All Star Game, ed invece… , improvvisa arriva la signora con la falce.
E’ il 7 giugno 1983, Drazen, dopo una partita in Polonia con la sua Croazia, mai abbandonata, sceglie di tornare a casa in auto; è un lungo viaggio, piove a dirotto, alla guida c’è la futura moglie di Olivier Bierhoff – il centravanti visto in Italia con Udinese e Milan -, lo schianto con un Tir impossibile da evitare e la storia diventa leggenda, e Drazen un mito.
La guerra dei balcani
Il tutto raccontato con stile accattivante, sullo sfondo la guerra dei Balcani, con la disgregazione della Jugoslavia, in una guerra che ha diviso famiglie, causata da un odio etnico e religioso concluso con il triste bilancio di 100.000 morti ed oltre due milioni di profughi e che, rimanendo a Drazen, provocò la fine della fraterna amicizia con Vlade Divac, serbo. Una guerra troppo spesso dimenticata, svoltasi alle porte di casa nostra, che questo libro ha il merito di ricordare e regala all’opera una duplice chiave di lettura; da una parte il messaggio positivo lasciato da Drazen Petrovic, arrivato al successo grazie al suo enorme lavoro, dall’altra le atrocità della guerra, che non devono essere mai dimenticate.