Chi è Sandro Gamba? E’ uno dei pochi, se non l’unico, a cui un colpo d’arma da fuoco ha cambiato la vita in meglio. No, non siamo matti, e se pazientate qualche riga capirete il motivo. Perché la carriera di un vincente come Sandro, sia da giocatore che da allenatore, comincia proprio da uno scontro a fuoco. La data? Una non banale: 25 aprile 1945, giorno della Liberazione.

Sandro, nato a Milano il 3 giugno 1932, quel 25 aprile non ha ancora compiuto 13 anni. Si trova in via Washington, nella sua città natale, dove si inizia a respirare un clima di festa, la fine della Seconda Guerra Mondiale. Sta giocando a pallone con gli amici quando parte un conflitto a fuoco tra fascisti e partigiani e Sandro resta coinvolto. Il colpo gli arriva ad una mano che i medici, dopo averla esaminata, suggeriscono di amputare. Per fortuna, non sarà così.

Il colpo da fuoco è l’antefatto, poi viene tutto il resto. Personaggio non protagonista ma di un’importanza assoluta in questo racconto è Elliot Van Zandt, dell’esercito americano, futuro ct della Nazionale Italiana. Van Zandt ama un gioco, quello della pallacanestro, che secondo lui è il migliore per ridare vitalità alla mano ferita. Suggerisce al giovane Sandro una serie di esercizi con il pallone, una sorta di terapia per la mano che a poco a poco torna come prima nella sua funzionalità. Sì, il basket ha salvato la mano e, anche se lui ancora non lo sa, la vita di Sandro, che a quel punto non ha più dubbi: sarà il basket il suo compagno di vita. Tanti saluti alla bicicletta ed al sogno di diventare ciclista.

Sandro, che ancora non è diventato Sandro Gamba, ha la fortuna di incontrare un altro uomo fondamentale per la sua vita e per la sua carriera, Cesare Rubini. L’uomo che a 18 anni lo lancia nel mondo della palla a spicchi per farlo diventare un grandissimo. E’ il 1950 ed il giovane Sandro, appena maggiorenne, muove i primi passi nelle fila dell’Olimpia.

E’ solo l’ultimo arrivato, ma diverrà un monumento in quella squadra, con la quale porterà a casa qualcosa come 10 scudetti. Una stella sul petto per il singolo giocatore, che traguardo. Dieci su tredici stagioni, una percentuale altissima, in un’esperienza durata dal 1950 al 1963. Nel mezzo, pure l’avventura da capitano alle Olimpiadi di Roma del 1960, terminata per la pallacanestro azzurra con il 4° posto, ad un soffio dal bronzo. A 31 anni poi Gamba saluta l’Olimpia, per gli ultimi anni di carriera da spendere presso la Milano Pallacanestro 1958: al primo colpo arriva la promozione dalla Serie A alle Elette, categoria in cui la squadra trova la salvezza l’anno dopo. E’ il 1965 e per Sandro è giunto il momento di salutare il basket giocato.

Sandro Gamba ai tempi dell’Ignis Varese

E’ solo un arrivederci, per ritrovare la palla a spicchi in altre vesti. Lo stesso Rubini che lo aveva lanciato gli chiede di fargli da vice, perché la panchina sembra uno sbocco naturale per chi era già un leader sul parquet. Sandro accetta e comincia il secondo capitolo della storia, quella a guardare gli altri giocare, guidandoli ed indirizzandoli. Come vice di Rubini all’Olimpia Gamba passa otto stagioni di apprendistato, con altri tre scudetti, una Coppa Italia e due Coppe delle Coppe da secondo. Per camminare con le proprie gambe da allenatore Sandro aspetta il 1973, quando accetta la proposta della Pallacanestro Varese: in quattro anni arrivano due titoli italiani e due Coppe dei Campioni. Una grande storia che finisce nel 1977, anno del passaggio a Torino, dove Sandro passa tre stagioni, l’ultima in concomitanza dell’impegno sulla panchina azzurra.

Nel 1980 Sandro lascia Torino per dedicarsi esclusivamente alla Nazionale: in quell’anno porta a casa una meravigliosa medaglia d’argento alle Olimpiadi di Mosca, cui fa seguito l’oro agli Europei del 1983; l’anno dopo niente da fare alle Olimpiadi di Los Angeles 1984, con Sandro che però si riscatta con il bronzo di Euro 1985, traguardo di commiato dalla Nazionale per tornare ad allenare tra le società. In questo senso, l’ultima esperienza è con la Virtus Bologna, dal 1985 al 1987, due stagioni di intermezzo tra la prima e la seconda esperienza sulla panchina dell’Italia, che dà il bentornato a Sandro nel 1987. Altri cinque anni insieme fino al 1992, un anno dopo l’argento agli Europei 1991. Poi il 1992, anno di addio.

Con una bacheca stracolma di trofei, Sandro Gamba è membro del Naismith Memorial Basketball Hall of Fame dal 2006 in qualità di allenatore, e dell’Italia Basket Hall of Fame in qualità di giocato. Non male per uno che voleva fare il ciclista ed al quale avevano proposto di amputare la mano.

Le strade della vita, a volte, sono veramente inimmaginabili.

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