C’è chi trova un senso non nel vincere con i grandi, ma nel trionfare con i piccoli. Questo perché c’è modo e modo di vincere, ed un vincente non è solo quello che alza un trofeo, ma quello che riesce sempre e comunque ad affermarsi in base alle ambizioni della piazza per la quale gioca od allena. Numeri alla mano, Gianfranco Lombardi ha vinto poco e sicuramente meno di tanti altri; ma per essere un vincente, a costo di scadere nella retorica, a volte non serve avere per forza una medaglia al collo.
Comunque un uomo di successo
Dado, come era chiamato per la sua mole, da giocatore è stato un fedelissimo di Bologna, sponda Virtus, pur concedendosi in seguito due anni alla Fortitudo. E’ stato una colonna della Nazionale da giocatore, mentre da allenatore è stato per lo più un uomo da cadetteria, eccellendo al di sotto della Serie A con le sue tante promozioni. Non saranno scudetti, ma anche questo vuol dire vincere.
Virtus e Nazionale
E’ il 20 marzo 1941, in piena guerra, quando Gianfranco vede la luce a Livorno. La città labronica è quella della sua infanzia ed anche quella dei primi passi nel mondo della pallacanestro, con le stagioni spese nella Pallacanestro Livorno. L’anno di svolta per Gianfranco Lombardi è il 1958, con il passaggio alla Virtus Bologna: è l’inizio di un rapporto lungo, felice e duraturo, con Dado che arriva da giovanissimo ma costruendosi, stagione dopo stagione, una fama che gli permetterà di essere riconosciuto come uno dei giocatori più importanti di quella squadra. Non arriverà mai lo scudetto, ed il miglior risultato sarà il 2° posto del campionato 1960-61 alle spalle di Varese, con Gianfranco che si consolerà con il riconoscimento di miglior marcatore nelle stagioni 1963-64 e 1966-67. Con la Virtus Dado si mette in mostra alla grande e la chiamata in Nazionale è uno sbocco naturale: con la canotta azzurra giocherà una magnifica Olimpiade a Roma 1960, al termine della quale viene inserito nel quintetto ideale. Con l’Italia disputerà anche altre due Olimpiadi, due Europei e due Mondiali, portando a casa l’oro nei Giochi del Mediterraneo del 1963, anno in cui la manifestazione va in scena a Napoli.
Fortitudo e Rieti
Arriva dunque il 1970 e Dado resta a Bologna, ma cambiando i colori: il passaggio dalla Virtus alla Fortitudo non è senza polemiche, ma fa parte della vita. Con la Fortitudo arrivano due stagioni terminate entrambe al 9° posto, dopo le quali per Dado è tempo di recarsi a Rieti per la stagione 1972-73, Serie B: lui sta già pianificando il suo futuro ed infatti in quell’anno sarà sia giocatore che allenatore. Otterrà la promozione e per lui sarà l’ultima annata con il basket giocato, nonostante i 32 anni facessero presupporre ancora qualche anno sul parquet.
Quanti giri da allenatore
Il passaggio ad allenatore si fa definitivo a partire dal campionato 1973-74, sempre a Rieti. Da coach Dado girerà praticamente tutta l’Italia, in un girovagare di panchine, squadre e città, sempre alla ricerca di emozioni. La sua schiettezza ed il suo carisma lo rendono un allenatore sempre apprezzato, ed otterrà ben cinque promozioni nel massimo campionato. La seconda di queste promozioni in A1 è a Trieste, nel 1980, dopo una prima esperienza sempre a Trieste e dopo una fugace apparizione a Forlì. La terza promozione è sempre con Triste: dopo il passaggio in A1 del 1980, la squadra retrocede l’anno successivo ma si riporta in A1 in quello dopo ancora, con Gianfranco che a questo punto saluta Trieste per andare a Treviso, dove stazione per una sola stagione. Nel campionato successivo passa alla Reggiana e la porta in A1 al termine del campionato 1983-84, salvando la categoria nei due anni successivi. Dopo Reggio ecco Rimini, quindi Verona: promozione dalla B alla A2 nel 1988, con uno strepitoso 5° posto nel campionato seguente di A2. Un’altra pagina memorabile è quella di Siena: in due anni Dado centra due promozioni consecutive, portando la compagine toscana dalla B1 alla A1, salvo retrocedere al primo anno di A1. Siamo nel 1992 e per lui è tempo di tornare a casa, a Livorno: con la Libertas è 9° in A1 al primo anno, mentre al secondo viene esonerato in corso d’opera, con la squadra che non riesce comunque a salvarsi; in quella squadra gioca anche un giovanissimo Marco Pozzecco, che dirà di Lombardi: “Per la mia carriera Dado è stato fondamentale, l’anno a Livorno mi ha cambiato la vita“. Dopo Livorno arriva la chiamata di Cantù, per l’ultima promozione della vita nel 1995-96; dopo Cantù ecco il ritorno alla Reggiana, quindi il passaggio a Varese e l’esperienza di Napoli nel 2001.
Avrebbe compiuto 80 anni a marzo
Pur non avendo mai vinto uno scudetto, né da giocatore né da allenatore, Gianfranco Lombardi è stato inserito nella Hall of Fame della pallacanestro italiana nel 2006. Un riconoscimento meritato per una persona dal fiuto incredibile e contraddistinto da una conoscenza profonda per il basket. Si è spento a neanche 80 anni nella sua casa di Cocquio Trevisago, nella provincia di Varese. Ciao Dado, l’uomo delle promozioni.