Dan Peterson, il piccolo, e già questa è una notizia in un mondo fatto per gli alti, coach di Evanston (Illinois) è un’icona della nostra pallacanestro, forse il primo tecnico a valicare i confini del parquet per diventare un personaggio a tutto tondo.

Chi non ricorda il famoso “mamma butta la pasta”, quando commentava una partita NBA dal risultato ormai scritto, o l’altrettanto nota pubblicità del The Lipton, con quell’“In-su-pe-ra-bi-le”, sillabato con enfasi, entrato all’epoca a far parte del linguaggio comune.

Dan planò in Italia nel lontano 1973, dal Cile, dove allenava la nazionale del paese sudamericano, per prendere in mano la Virtus Bologna, una delle società storiche della nostra Pallacanestro, riportata subito ai massimi livelli, con la vittoria nella Coppa Italia del 1974 e dello scudetto 1976.

Successi valsi l’approdo alla società più prestigiosa del nostro basket, l’Olimpia Milano, dove conduce gli eredi delle mitiche scarpette rosse ad una epopea probabilmente irripetibile, fatti di tanti, tanti successi, sia in campo italiano che nel Vecchio Continente.

Alla guida dei lombardi conquista una infinità di successi: 4 vittorie in campionato, due coppe Italia, una Korac ed una Coppa dei Campioni, nel 1987, quella della epica rimonta, nei quarti di finale, con l’Aris Salonicco di Nick Galis e Yannakis, recuperando la bellezza di 31 punti di scarto. Era la Milano di Mike D’Antoni, del giovane Ken Barlow e del mitico Bob McAdoo, planato in Italia ad insegnare basket.

Al termine di quella stagione trionfale, Dan Peterson si ritira, salvo poi tornare, dopo la bellezza di 23 anni, sulla panchina dell’Olimpia per una, dimenticabile, esperienza terminata con l’eliminazione in semifinale contro Cantù, in gara 4.

Ultimo capitolo sportivo dell’epopea di Dan Peterson, che il quasi novantenne, è nato nel 1936, di Evanston fa rivivere a tutti gli appassionati con il libro “La Mia Olimpia in 100 storie + 1”, scritto assieme al giornalista Umberto Zapelloni, tra l’altro anche autore della storia +1, quella dedicata proprio a coach Peterson.

Un libro assolutamente godibile e scorrevole, alla stregua di quelle che erano le telecronache di Dan, il primo a rendere più stretto il fino ad allora sterminato Oceano Atlantico, portando in Italia le prime partite NBA, attese con trepidazione da tutti gli appassionati di basket.

Peterson racconta, appunto in 100 capitoli, la sua esperienza all’Olimpia Milano; lo fa alla sua maniera, non certo didascalica, ma coinvolgente ed interessante, regalando al lettore autentiche chicche, anche sotto forma di gustosi aneddoti, raccontando personaggi che lo hanno accompagnato nella sua, per certi versi irripetibile, avventura all’Olimpia.

Ed allora emergono particolari a dir poco inattesi, come la notizia che la star NBA Kevin McHale, uno che ha scritto la storia dei Boston Celtics, è stata veramente a tanto così dall’indossare la canotta dell’Olimpia, oppure rivelazioni autobiografiche anche critiche, come quando ammette di aver perso delle competizioni con scelte sbagliate o di essersi ritirato troppo presto.

Insomma, un libro assolutamente da leggere, a testimoniare l’eterno cordone ombelicale che lega, e per sempre legherà, Dan Peterson all’Olimpia Milano; del resto, non è certo un caso che il coach di “Evanston, Illinois”, come dice di sé stesso con grande enfasi Dan, e la gloriosa compagine milanese siano nati lo stesso giorno: il 9 gennaio 1936, segno evidente che l’Olimpia era nel destino di Dan, e Dan nel destino dell’Olimpia.

Photocredits: Savino Paolella

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