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“Sono un ragazzo nero che arriva dai bassifondi”, il pensiero di Carmelo Anthony nel giorno in cui entra, da protagonista, nello show business della NBA racconta in poche parole quello che “Melo” rappresenta. Quelle poche parole diventano così il sottile fil rouge di tutto il suo libro “Dove non c’è promessa del domani”, meritoriamente edito in italia da 66thand2nd.
Chi è Carmelo Anthony
39 anni, Carmelo Anthony è stato – ha infatti annunciato lo scorso 22 maggio, giorno del suo 39° compleanno, il ritiro dalle scene agonistiche – uno dei migliori attaccanti all-time dell’NBA. Non lo diciamo noi, lo raccontano i numeri che nel basket contano più di qualcosa. Le statistiche, infatti, lo pongono al nono posto tra i migliori marcatori ogni epoca del basket americano, con la bellezza di 28.289 punti infilati nelle retine avversarie, alla stupenda media di oltre 22 ad uscita. Numeri che però non gli hanno mai regalato un titolo NBA, non avendo quasi mai militato in franchigie destinate a lottare per il titolo, a parte, forse, i Los Angeles Lakers 2022, quando fece coppia, a 38 anni suonati, con King Lebron James, curiosamente scelto, lui al primo posto pick, “Melo” al terzo, nello stesso anno.
I successi
Se nell’Olimpo del basket, pur potendo contare su un titolo di top scorer, ha vinto praticamente nulla, i successi della sua carriera sportiva sono arrivati nel campionato NCAA con Syracuse, condotta al titolo e poi abbandonata per seguire i milioni della NBA, e, soprattutto, con la Nazionale statunitense, con la quale ha giocato la bellezza di 72 partite, conquistando tre titoli olimpici, quelli del 2008, a Pechino, 2012, a Londra, e 2016, in Brasile.
Il libro
Se però pensate di trovar traccia di questi successi nell’opera, beh allora guardate e passate oltre; nelle 214 pagine del suo “Dove non c’è promessa del domani”, Anthony parla di tutto il tragitto che lo ha condotto a suon di canestri, ma soprattutto a suon di minacce sventate, verso l’olimpo della pallacanestro.
Un percorso raccontato da “Melo”, in collaborazione con lo scrittore D. Watkins, con un uno stile disincantato, semplice e spesso tranchant. Partendo dalla sua infanzia difficile, difficilissima, in uno dei quartieri, Red Hook, più degradati della “Big Apple”, figlio di un padre portoricano scomparso quando “Melo” aveva appena due anni, diventata giovinezza a Baltimora, in un altro luogo in mano alla più nera violenza di strada, le, fortunatamente adesso demolite, Murphy Homes. Tanto per capire è lì che è stata girata la fortunata serie TV “The wire”, che racconta in modo duro, realistico e spietato la società americana nel suo rapporto con il crimine legato al traffico della droga e la sua povertà.
La povertà
La stessa povertà che tratteggia Anthony nelle sue pagine, tanto che talvolta ti sorprendi a pensare “Ma è possibile che un libro del genere lo abbia scritto uno che ha guadagnato milioni di dollari infilando palloni in un canestro”?.
Invece è proprio così, e dal racconto di Anthony viene fuori uno spaccato perfetto della società americana dell’epoca, quella della violenza, del razzismo ancora presente, del rap. Melo capisce che per uscire da una situazione del genere, passando attraverso mille insidie, spesso mortali, come quelle capitate agli amici Wood e Duke, il passepartout è uno solo, e passa necessariamente dalla pallacanestro.
L’istruzione
Proprio la pallacanestro e le sue borse di studio regalano ad Anthony anche un’adeguata istruzione, evitando, quando possibile, le insidie della strada. Così arrivano prima l’esperienza alla Towson Catholic High School, dove, comunque, non sono tutte rose e fiori e poi quella alla prestigiosa Syracuse University, condotta, da freshman, fino al titolo universitario a suon di canestri, oltre 22 punti di media.
In quella prestigiosa università, Anthony rimarrebbe altri tre anni, ma ci sono da vincere le difficoltà della famiglia – la madre per sbarcare il lunario è costretta a fare le pulizie – ed allora ecco l’approdo nella mitica NBA, con la terza scelta assoluta, ed annessi guadagni milionari.
Il sogno non sogno
Penserete, un sogno realizzato; invece no, è lo stesso Anthony a smentirlo, con un passaggio straordinario che recita testualmente: “Ma il fatto strano è che l’Nba non era il mio sogno. Io non sono come la maggior parte dei giocatori di basket. Non sono mai stato ossessionato da quel giorno, dal completo che avrei indossato, o dal momento della stretta di mano a David Stern. Non fraintendetemi, ero più che grato per tutto ciò che stava avvenendo. Ma finché non si concretizzò davvero, molto semplicemente non ero in grado di vederlo”.
E qui il racconto finisce, perché l’obiettivo di Anthony non è raccontarci la sua splendida carriera NBA, ma accendere i riflettori sul percorso fatto per raggiungere la mitica NBA, raggiunta schivando infiniti pericoli, giorno dopo giorno. L’obiettivo è raggiunto, quello di raccontare gli anni del “Dove non c’è promessa del domani”, quelli in cui, per il contesto in cui vivevi, non eri certo di arrivare, appunto, a domani.
L’autore
Anche la breve biografia che appare nel libro fa capire quanta poca attenzione si voglia dare agli anni NBA, infatti si legge testualmente: “Carmelo Anthony, uno dei migliori marcatori di sempre della Nba, ha vestito tra gli altri i colori dei New York Knicks e dei Los Angeles Lakers. Nel 2005 ha fondato la Carmelo Anthony Foundation, a sostegno dei bambini cresciuti in condizioni e quartieri disagiati, ed è una voce autorevole nella lotta per la giustizia sociale in America”.