“La popolarità che ti regala una Olimpiade non è paragonabile a nessun’altra manifestazione”, le parole del grande vecchio del basket italiano, Alessandro Gamba, la dicono lunga su quale sia l’importanza del torneo a cinque cerchi. Non a caso fu proprio alle Olimpiadi che vide la luce la squadra più forte mai apparsa sul parquet; stiamo parlando del “Dream Team”, quello vero, che nel 1992, a Barcellona, planò, come proveniente da un altro pianeta, sul parquet olimpico.
Stiamo parlando, per quei pochi che non lo sanno, di un roster nel quale c’erano autentici califfi del basket mondiale come Magic Johnson, Michael Jordan, Karl Malone, Larry Bird, Clyde “the Glyde” Drexler, Charles Barkley, Scottie Pippen. Insomma, una fuoriserie, che non a caso, dominò i giochi rifilando ai malcapitati avversari uno scarto medio di ben 44 punti a partita.
Questo e molto altro è raccontato alla perfezione nel bel libro “Basket e Olimpiadi”, scritto a quattro mani da Nunzio Spina e Roberto Quartarone, edito da Edizioni Simple. Nelle 320 pagine del volume trova posto la storia del torneo, leggendo il quale si viene catturati nel vortice del tempo, andando a rivivere pagine storiche che sembravano ormai dimenticate, ed invece erano soltanto parcheggiate in qualche recondito anfratto della memoria e riaffiorate per l’occasione.
Tra queste c’è sicuramente la finale di Monaco ’72, tra Stati Uniti e URSS che segnò la fine dell’incredibile serie vincente degli americani ai giochi. Dopo 63 vittorie consecutive, infatti, gli USA vennero sconfitti dalla Russia, e poteva anche starci, ma non in quel modo. Un finale incredibile, culminato con il canestro a fil di sirena di Alexandr Belov che sancì la sconfitta americana, dopo 3″ finali incredibili, caratterizzati dall’intervento a gamba tesa dell’allora Segretario Generale FIBA William Jones. Tre secondi tutti da rivedere, andate su YouTube e rimarrete a bocca aperta, e magistralmente raccontati in tre pagine del libro, nel capitolo intitolato “I tre secondi che cambiarono la storia“, da pag. 95 a pag 97.
Ovviamente, il libro si focalizza sulle gesta della nazionale italiana, quando si è qualificata per la rassegna a cinque cerchi, ed ultimamente è purtroppo accaduto troppo poco, riportando non soltanto i risultati azzurri, ma anche i tabellini di tutte le partite, oltre 120, giocate dagli azzurri. Detto questo, non aspettatevi un libro pieno di statistiche, anzi è l’esatto contrario, più che i numeri a parlare solo le parole e non sono soltanto quelle dei due autori.
Il plus valore dell’opera, infatti, è rappresentato dagli interventi di protagonisti che alle Olimpiadi hanno partecipato, fossero giocatori piuttosto che arbitri. Ci sono, infatti, la bellezza di 31 protagonisti diversi, tra giocatori, allenatori ed arbitri che nobilitano, e non poco, le oltre 300 pagine del libro raccontando le loro esperienze olimpiche.
Ci sono i racconti di tanti top del nostro movimento (Alessandro Gamba, “Charlie” Recalcati, Meo Sacchetti, Alessandro Abbio, risalendo indietro nel tempo Iwan Bisson, Massimo Flaborea, Massimo Masini, Giulio Iellini, Catarina Pollini, Mara Fulllin e molti altri). A conclusione del lungo racconto, il commento e i ricordi del presidente della FIP, Gianni Petrucci, che in ruoli diversi ha vissuto più di quarant’anni di Giochi Olimpici.
Il tutto in una veste grafica davvero accattivante, con tantissime foto rigorosamente a colori, che rendono il volumetto piacevole anche al solo sfogliarlo, ed ancor più a leggerlo per rivivere la storia della nazionale italiana alle Olimpiadi, con la perla delle medaglie d’argento conquistate la prima a Mosca nel 1980 contro la Jugoslavia e la seconda ad Atene 2004 contro l’Argentina. Insomma, se vi piacciono le Olimpiadi, un libro davvero piacevole, assolutamente da non perdere per tutti gli appassionati di quel meraviglioso sport che è la pallacanestro.