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Lo scorso fine settimana ci ha lasciato in eredità un’altra splendida edizione della Coppa Italia di serie B che si è disputata a Roseto degli Abruzzi finalmente con il pubblico dopo due anni di problemi causati naturalmente dal covid. Vogliamo stilare una top five di quello che è accaduto nei tre giorni di questa kermesse che sembra aver trovato, nonostante qualche problema organizzativo, il format giusto.
La Città, il Pubblico, la squadra di Roseto
E’ impossibile non iniziare da una città che senza fare retorica trasuda pallacanestro in ogni angolo. Lo posso testimoniare personalmente, in qualsiasi negozio o ristorante nel quale entri se capiscono che ti occupi del nostro sport chi non lo sa cerca di capire come sta andando la squadra per non parlare poi delle foto di vecchie formazioni che campeggiano in diversi locali.
Insomma il basket a Roseto è un fattore di cultura e di conseguenza il pubblico, dopo devo dire un venerdì un po’ freddino all’inizio, si è scatenato trascinando la Liofilchem al successo contro Agrigento ed esplodendo di gioia nella finale di domenica con la vittoria della coppa ottenuta contro Cividale con sofferenza ma con assoluto pieno merito. I giocatori in campo lo hanno sentito il calore e l’apporto dei propri tifosi e, come ha detto coach Danilo Quaglia (del quale parleremo a parte), pur non giocando al meglio, hanno regalato una gioia a tutta la città con la conquista del trofeo.
Danilo Quaglia e Edoardo Di Emidio
Indubbiamente sono loro i principali artefici di un successo veramente eccezionale di una squadra che comunque dal primo all’ultimo elemento si sente partecipe di un progetto importante. Il giovanissimo coach Danilo Quaglia, tornato nella sua Roseto, ha plasmato una compagine che gioca una pallacanestro semplice ma molto efficace, che difende con grande intensità, che in questi tre giorni ha sempre capito la partita gestendo le energie e i vari momenti delle sfide e che poi nella finale ha dimostrato uno straripante carattere ed un orgoglio fuori misura.
Complimenti a lui, al suo staff tecnico e ovviamente a tutta la società.
Capitano giocatore per l’assenza, seppur presente in panchina, di Antonio Ruggiero, l’assoluto protagonista in campo di questa Final Eight è stato senza ombra di dubbio Edoardo Di Emidio. Il ventinovenne cresciuto nelle giovanili proprio di Roseto si è superato in questa kermesse basti pensare che ha quasi triplicato il suo fatturato in termine di punti realizzati passando dai 5.5 di campionato ai 15.3 risultando decisivo anche nella finale con due tiri liberi che praticamente hanno consegnato il successo alla sua Roseto. Incarna veramente la fame di basket della città, un esempio che non può che far bene a tutto il movimento della società.
Cividale
Perdere una finale tiratissima, recuperando da -14, mettendo la testa avanti, così, nel finale in trasferta contro un pubblico caldissimo, fa male non c’è dubbio ma conferma una volta di più che questa società, se c’era un benché minimo dubbio, fa decisamente sul serio. Erano venuti a Roseto col chiaro obiettivo di vendicare la delusione della Supercoppa e poter alzare il trofeo, ci sono andati veramente vicini, non conterà materialmente ma come ha detto il coach Giovanni Battista Gerometta (che ha sostituito egregiamente Stefano Pillastrini fermato dal covid ed al quale facciamo gli auguri di una pronta guarigione) probabilmente sarà una spinta in più per il prosieguo della stagione che potrebbe ancora regalare immense soddisfazioni ad una compagine che si è dimostrata assolutamente da inizio anno tra le più forti della categoria.
Agrigento, Cremona e i Tifosi di Bisceglie
La Fortitudo Moncada Agrigento, arrivata in Abruzzo dopo un interminabile e travagliato viaggio, ha onorato al meglio la competizione aggiudicandosi un quarto di finale molto bello contro la NPC Rieti e sfiorando il colpaccio contro i padroni di casa di Roseto giocando due quarti di altissimo livello e cedendo solo negli ultimi minuti. Coach Michele Catalani e i suoi tornano in Sicilia rafforzati e convinti che per la promozione bisognerà fare i conti sicuramente anche con loro.
La Ferraroni JuVi Cremona, una delle squadre meno accreditate alla vigilia di essere qui ma che, con una fantastica stagione che sta disputando ha pienamente meritato questo traguardo, non è apparsa brillantissima e ha pagato la scarsa esperienza di alcuni suoi giocatori importanti a questi livelli ma è riuscita in ogni caso ad eliminare Vigevano e se l’è giocata contro una tostissima Cividale e così come detto per Agrigento, anche la compagine guidata da Alessandro Crotti torna a casa con l’idea di poter competere ad alti livelli.
La passione dei tifosi di Bisceglie non può passare inosservata. Colorati, rumorosi, senza ombra di dubbio dopo i padroni di casa, quelli che più si sono fatti sentire e, nonostante una netta sconfitta nei quarti proprio contro Roseto, hanno cantato fino alla sirena applaudendo e sostenendo la propria squadra, bravissimi.
Renato Quartuccio, le lacrime di Alberto Benites, San Miniato
Attendere da due anni di disputare una competizione del genere, entrare in campo e dopo trenta secondi dover uscire per un grave infortunio. Renato Quartuccio, play della La Patrie San Miniato è comunque rimasto in panchina fino alla sirena finale a sostenere i suoi, sfortunato ma un esempio da seguire e naturalmente grandissimi auguri di una pronta guarigione. In conferenza stampa dopo la partita dei quarti persa malamente contro Cividale si presenta, oltre al coach Alessio Marchini, il capitano Alberto Benites. Lo sguardo è assente e poco dopo aver iniziato a parlare non resiste e scoppia in lacrime. La tensione, l’infortunio di un compagno, di un amico, direi quasi di un fratello, il sapere di non aver regalato alla sua San Miniato una partita importante.
Tutto questo incarna una realtà stupenda, quella della cittadina in provincia di Pisa, una società unita, una squadra unita, un allenatore capace di prendere un gruppo che tanto aveva fatto bene negli ultimi anni e di proseguire sulla falsa riga del suo predecessore fortificando se possibile il legame fra i giocatori con l’impronta di ragazzi che lottano su ogni pallone, si aiutano in ogni circostanza e fanno della intensità difensiva il loro punto di forza. Le lacrime di Benites rendono l’idea di cosa una piccola società riesca a poter fare con risorse economiche limitate ma con idee e cuore infiniti. Non cambiate mai, continuate così……applausi.
Photocredits: Fulvio Marco Pregnolato