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Gianmarco Pozzecco banale non lo è mai stato, nelle giocate in campo e nelle parole durante le interviste. Dunque, quando dice che prima di Sassari si sentiva “quasi in pensione”, c’è da credergli.
Gianmarco Pozzecco è tornato
Dopo una folgorante carriera da giocatore, la seconda vita da allenatore sembrava essere una lontana parente della prima, con ben meno soddisfazioni. Finito quasi nel dimenticatoio (almeno per il “giro” che conta), Gianmarco Pozzecco è tornato, ovviamente a modo suo: la parentesi con Sassari è stata un’irruzione bella e buona nella pallacanestro di oggi, un rientro in grande stile sui palcoscenici più importanti, in Italia ed in Europa, con un sogno regalato e non ancora finito ad una regione intera, la Sardegna.
Solo un pazzo avrebbe potuto aspettarsi una svolta in così poco tempo, dal pre-pensionamento ad una finale scudetto in pochi mesi, passando per una coppa europea già in bacheca. Ma al “Poz” le cose semplici non sono mai piaciute, e grazie a Dio oggi c’è un altro, straordinario capitolo da raccontare.
Gianmarco Pozzecco, tra genio e sregolatezza
Gianmarco Pozzecco è genio e sregolatezza, è la follia travestita da cestista. Un personaggio che, oltre a far male agli avversar,i ha saputo bucare gli schermi, da giocatore (ricordate le varie acconciature? Capelli bianchi, rossi e via dicendo) e da allenatore (epiche alcune sue sfuriate in conferenza stampa, per non parlare della recentissima camicia strappata).
Da giocatore ha saputo essere la versione più vicina al prototipo del giocatore americano di oggi, un regista moderno in grado di scardinare gli schemi, un playmaker rapido e spettacolare. Uno a cui gli allenatori permettevano pure di non difendere, visto l’apporto che sapeva dare davanti – “In realtà sono stato fortunato ad avere compagni eccezionali che non avevano bisogno di aiuto nel difendere“, ha detto una volta – con tanto fiato risparmiato per poi dare quegli strappi che lo hanno reso celebre, i coast-to-coast che si fermano al limite dell’area prima di scaricare l’ennesima tripla. Caratteristiche su cui Gianmarco ha costruito una carriera, sin dai primi anni tra i “grandi”, i professionisti.
Lui, goriziano classe 1972 cresciuto a Trieste, debutta in A2 nel 1991 con l’ APU Udine (dove ha giocato nelle giovanili) e l’inizio proprio incoraggiante non è: nel 1991-92 arriva la retrocessione in B d’Eccellenza. L’anno dopo l’APU diventa Libertas ed il Poz può festeggiare una promozione a tavolino prima di cambiare aria, destinazione Livorno, dove con la Libertas Pallacanestro esordisce in A1 ma con poche soddisfazioni, visto che la squadra retrocede. In tre stagioni, due retrocessioni: non proprio il top, ma per sua fortuna arriva la chiamata di Varese e tutto cambia.
Quando tutto cambia: arriva la chiamata di Varese
Dopo tanta pallacanestro di provincia, Varese è il posto giusto per spiccare il volo. La società lombarda, all’epoca, aveva già messo in saccoccia nove scudetti, ma stava vivendo dei periodi ben meno felici, tanto che era appena riuscita a tornare nella massima serie.
L’arrivo di Pozzecco coinciderà così con una ripartenza verso i sogni di gloria, ed il Poz arriverà all’apice proprio con i biancorossi; vi giocherà dal ’94 al 2002, vivendo un periodo strepitoso. Nel 1999 arriverà lo storico, decimo scudetto per Varese, cui seguirà anche la Supercoppa Italiana, con Gianmarco che nel frattempo debutta in nazionale (1997).
Il passaggio alla Fortitudo Bologna
Dopo otto stagioni ecco il passaggio alla Fortitudo Bologna, con la quale perde due finali scudetto e pure una finale di Eurolega, nel 2004 contro il Maccabi Tel Aviv; altra finale persa, sempre nel 2004, quella alle Olimpiadi di Atene, il punto più alto della storia della nostra pallacanestro (e Gianmarco ovviamente c’è), con la storica medaglia d’argento (oro all’Argentina).
Il 2005 sembra essere l’anno buono per un nuovo titolo ed infatti la Fortitudo porta a casa lo scudetto ma senza Gianmarco Pozzecco, che per via di contrasti con coach Jasmin Repesa saluta l’Italia a metà stagione per concludere l’annata a Saragozza. E’ la prima esperienza all’estero, cui seguirà quella in Russia, con due stagioni con Chimki.
Nell’estate 2007 torna in Italia, facendolo alla Gianmarco Pozzecco: sta per firmare con la Virtus Bologna, ma poi ripensa agli amici lasciati alla Fortitudo e vira sulla Sicilia, firmando con l’Orlandina, dove disputa l’ultima stagione in A1 prima del ritiro, con l’ultima partita giocata nei play-off contro Avellino. In campo, comunque, lo si rivedrà poco dopo: nel 2009 gioca con la Servolana Trieste (Serie C regionale, giusto per esaudire il desiderio di giocare assieme al fratello Gianluca) e l’anno dopo riveste per appena una partita i colori dell’Orlandina, che nel frattempo è dovuta ripartire dai dilettanti.
Pozzesco diventa allenatore
La palla a spicchi a questo punto sembra far parte del passato, ma come ormai abbiamo capito, Gianmarco Pozzecco non è uno abituato a rispettare gli schemi e sorprende tutti scegliendo di fare l’allenatore. La seconda vita del Poz riparte laddove si era interrotta la prima, a Capo d’Orlando, con due stagioni in Sicilia in Legadue, e al termine del biennio l’Orlandina può festeggiare la promozione grazie ad un ripescaggio in serie A. Seguiranno l’esperienze a Varese, a Zabagria ed alla Fortitudo Bologna, prima della rescissione del contratto a giugno 2018.
La rinascita del Poz
Così la pallacanestro si dimentica di lui, o almeno così sembra, con Gianmarco che sparisce dai radar, appartato a Formentera con Tania, l’unica donna (a proposito: anche nel tema donne, Pozzecco ha fatto parlare…) in grado di mettere un po’ di ordine nella sua vita. Sono i mesi del prepensionamento, quelli in cui Gianmarco si gode il bel clima della Spagna tra una lettura e l’altra, un hobby che si porta dietro sin da quando era giocatore. Potrà sembrare strano, ma è proprio così: pur essendo un tipo del tutto particolare, la sera prima delle partire il Poz era un professionista esemplare, che dopo la cena se ne andava subito in camera per leggere qualche pagina sotto le coperte prima di dormire.
Poi la chiamata, inaspettata, di Sassari, con una rinascita, manco a dirlo, alla Gianmarco Pozzecco: vittoria in Europe Cup e 22 risultati utili consecutivi che hanno portato Sassari a schiantare Milano 3-0 e ad affacciarsi ad una finale scudetto che è già storica. Che bello Gianmarco, ben tornato tra i grandi.
[…] periodo il nome di Gianmarco Pozzesco è, senza dubbio, sulla bocca di tutti grazie all’eccellente lavoro che sta portando avanti […]
[…] Gianmarco Pozzecco: “Sono stati giorni di riflessione che chiaramente hanno provocato in me una tempesta ormonale, professionalmente sono cose che si devono fare e non è semplice coniugare le due cose. Fin da quando ero un piccolo cestista ho sempre giocato per emozionarmi, la gratificazione più grande è guardarmi indietro e avere la possibilità di rivedere 15 mesi fantastici che grazie allo sforzo della società e un’isola intera abbiamo vissuto, emozionandoci. Entrambi viviamo la Dinamo in modo viscerale, non vi preoccupate, continueremo a farlo, nella speranza di non litigare, continueremo a farlo per il bene di questa società per provare a vivere nuove emozioni. […]