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Era stata dichiarata la sfida tra il maestro Obradović e l’allievo Laso. Era la sfida della “decima”, il coach del Fener ne aveva vinte 9, tante quante quelle già in bacheca del Real Madrid tra Eurolega e la vecchia Coppa dei Campioni.

Il Real Madrid prevale

Alla fine prevale il Real Madrid che conquista per la decima volta nella sua storia, il trofeo della maggiore competizione a livello europeo battendo 85-80 i campioni in carica del Fenerbahce. L’ultimo trionfo dei blancos risaliva alla stagione 2014-15, nelle Final Four giocate in casa. Inutili per i turchi la prova monumentale di uno strepitoso Nik Mellii (28 punti per lui con 11/16 dal campo e anche 6 rimbalzi).

Solo 6, invece, i punti messi a referto dal gemello azzurro Gigi Datome. Per gli spagnoli trascinati da Luka Doncic, (15 punti con 4 assist, 3 rimbalzi ) votato miglior giocatore della finale e forse alla sua ultima partita in Europa in attesa della chiamata al draft NBA, la sorpresa si chiama Fabien Causeur.

Il Vero MVP della finale

E’ il francese il vero MVP della finale. Grande difensore e grande personalità in attacco. Il terzo quarto è stato il suo miglior momento in stagione e probabilmente quello che ha valso la decima al Madrid. Stoppate, difesa, 17 punti con 3 su 3 dalla linea dei tre punti certificano la grande prestazione del transalpino ex Baskonia.

Felipe Reyes ha offerto i soliti 15 minuti pieni di sostanza conditi da rimbalzi, presenza nei due lati del campo, ben assistito da Trey Thompkins vera spina nel fianco della difesa turca. Grandi meriti della vittoria del Real vanno dati a Pablo Laso, capace di ridisegnare la squadra a seconda delle esigenze, in una stagione costellata da tanti infortuni.

E’ riuscito ad arrivare alle Final Four con tutti gli effettivi a disposizione recuperando un giocatore fondamentale come Sergio Llull. Ma oltre la gestione delle risorse umane a disposizione, Laso si è dimostrato attento ai più piccoli particolari in gara scegliendo, ad esempio, Tavares al posto di Ayon per maggior parte della partita ed in particolare per i momenti decisivi. I 220 cm dell’ex Atlanta Hawks hanno fatto la differenza “costringendo” Jan Vesely ad una pessima gara su entrambi i lati del campo.

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