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Da terzi in Europa al tetto del mondo, la parabola della Germania trova il suo zenit ai mondiali di Manila, nei quali i tedeschi salgono per la prima volta sul gradino più alto della massima manifestazione planetaria. Un successo arrivato con pieno merito, lo dice il percorso netto della compagine di Gordon Herbert, bravo a costruire un meccanismo perfetto.
Nella finalissima la Germania ha regolato la Serbia che, nonostante l’infortunio dopo appena 2’20” di gioco che toglie dalla sfida il neo-virtussino Dobric, rimane a lungo in partita, arrendendosi solo nel finale, dopo che prima Bogdanovic – 15 punti nel primo tempo, solo 2 dopo l’intervallo – e poi l’ex Varese Avramovic avevano a lungo tenuto in partita la squadra di Pesic.
Alla fine, però la vittoria ha arriso ai tedeschi, trascinati da una fantastica prestazione di Dennis Schröder; il playmaker dei Toronto Raptors ne ha messi 28, in 34’ di utilizzo, tirando con ottime percentuali (9/17 dal campo), valsi il titolo di miglior realizzatore della finale. A suggello di un mondiale superbo, condotto a quasi 20 di media, per Dennis è arrivato anche il titolo di MVP del torneo.
Accanto a lui, ottima la prestazione del talentuoso Franz Wagner, autore di 19 punti con il gustoso corredo di 7 rimbalzi, mentre si è fatto vedere anche il “milanese”, dell’Olimpia Milano, Johannes Voigtmann, per la prima volta in doppia cifra nel torneo, a quota 12, con alcuni canestri infilati nei momenti topici del match. Poco da dire invece per l’altro milanese, il nuovo arrivato Lo, mai al tiro in 7’ di utilizzo.
Nella Serbia che, ricordiamolo, era arrivata nelle Filippine senza la star Jokic, la solita super prestazione di Bogdan Bogdanovic, spentosi però nei due periodi conclusivi, e quella tutti lustrini e paillettes dell’ex Varese Aleksa Avramovic; per lui 21 punti e tanta intraprendenza in 25’ di partita.
Alla fine, l’alloro più pregiato è andato alla squadra che più lo ha meritato, l’unica che ha chiuso imbattuta, con lo scalpo, in semifinale, della grande favorita, quegli Stati Uniti che devono ancora rimandare l’appuntamento con quella vittoria che manca ormai da lunghi nove anni, dall’edizione 2014 della manifestazione.
Certo, i tedeschi hanno sofferto le pene dell’inferno nei quarti di finale contro la Lettonia di coach Banchi, sconfitta in un finale al cardiopalma. Se quel tiro da tre di Bertans fosse andato dentro, magari saremmo qua a raccontare una storia ancor più stupefacente.
Se quella di Banchi è stata la grande sorpresa del torneo, ancor più della Germania, il titolo di delusione è tutto degli Stati Uniti; partiti per riportare a casa il titolo, gli uomini di Steve Kerr hanno incassato addirittura tre sconfitte, l’ultima nella finalina che ha tenuto Paolo Banchero – scialbo mondiale il suo – e compagni fuori dal podio, contro il Canada, trascinato alla vittoria nel supplementare dalle splendide prove di Brooks (39) e Gilgeous-Alexander (31).
Germania – Serbia 83-77
Parziali: 23-26, 47-47, 69-57, 83-77
Germania: Bonga 7, Lo, Giffey, Voigtmann 12, F. Wagner 19, Theis 2, M. Wagner 8, Schröder 28, Hollatz ne, Thiemann, Obst 7, Kramer ne. All. Herbert.
Serbia: Petrusev 10, N. Jovic 9, Bogdanovic 17, Marinkovic 9, Dobric, Ristic ne, Guduric 4, S. Jovic 3, Davidovac 2, Simanic ne, Avramovic 21, Milutinov 2. All. Pesic.
Stati Uniti – Canada 118-127 d.1.ts
Parziali: 25-34; 56-58; 82-91; 111-111; 118-127
Stati Uniti: Haliburton 6, Bridges 19, Johnson 3, Ingram ne, Banchero ne, Portis Jr. 14, Edwards 24, Brunson 13, Hart 10, Jackson Jr. ne, Kessler 6, Reaves 23. All. Kerr
Canada: Dort 11, Alexander-Walker 5, Gilgeous-Alexander 31, Ejim 3, Powell 4, Barrett 23, Alexander ne, Olynik 11, Edey, Scrubb, Brooks 39, Bell-Haynes ne. All. Fernandez