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L’America è in Europa, giocando con le parole è questo il significato dell’inattesa finale dei Mondiali di Manila; infatti, la finale per il massimo alloro planetario la giocheranno due rappresentanti del Vecchio Continente, la Germania e la Serbia.

In semifinale, i tedeschi, ancora imbattuti nel torneo, hanno giocato una partita sensazionale contro i grandi favoriti del torneo, gli Stati Uniti. È stato un confronto splendido, che ha ricordato il basket di una volta, quello nel quale vinceva chi realizzava più punti e non chi ne subiva meno; infatti, fin dai primi minuti, è stato un tourbillon di canestri, grazie anche a difese con una intensità non certo da semifinale mondiale.

Lo dice il parziale dell’intervallo lungo, un incredibile ma vero 60-59 per gli USA, con percentuali stratosferiche: 59% per gli USA, 53% per i teutonici. Al rientro sul parquet le percentuali americane si abbassano, quelle della Germania rimangono elevatissime, complice anche un box and one a dir poco rivedibile chiamata da Kerr, ed all’ultima pausa i tedeschi, trascinati da un Franz Wagner in formato deluxe, e dalle super prestazioni di Obst e del lungo Theis, per una volta assoluti protagonisti, vantano 10 lunghezze di vantaggio.

Nell’ultimo periodo Edwards e compagni provano a chiudere il buco, ma la vittoria è, giustamente, dell’ancora imbattuta Germania. Alla fine, Kerr ammette che il divario tra gli Stati Uniti ed il resto del mondo si è accorciato: “Non siamo più nel 1992, oggi vincere a questi livelli è molto difficile”.

In finale, la squadra guidata da coach Herbert, canadese cresciuto in Finlandia, dovrà vedersela con la Serbia, fin qui sconfitta soltanto dall’Italia, e questo aumenta il rammarico per il cammino, comunque positivo, degli azzurri. Anche nella seconda semifinale vince, a sorpresa, la squadra che segna di più: coach Pesic, i più attenti lo ricorderanno veloce meteora alla guida di Roma nel 2005, ha costruito un meccanismo nella quale ogni ingranaggio funziona con la stessa precisione di un orologio svizzero, lo dicono i cinque uomini portati in doppia cifra nella sfida con i canadesi.

Ancora una volta il giocatore di riferimento è Bogdan Bogdanovic, 23 punti, molti dei quali quando la palla a spicchi era arroventata, ma da citare sono anche le prestazioni del prossimo virtussino Dobric (16) dell’ex Varese Avramovic, mastino insuperabile in difesa sul talentuoso Gilgeous-Alexander, costretto a soli 15 punti. Alla fine i serbi, senza la stella NBA Jokic, portano a casa la vittoria per 95-86, al termine di una partita sempre in controllo, regalando una finale tanto inattesa quanto da non perdere.

Attenzione, però, il fatto che in finale siano arrivate due europee non deve far pensare che la NBA sia più vicina, anzi il contrario; non è certo un caso che i giocatori più rappresentativi delle due squadre militino nell’Olimpo del basket.

Nella Serbia ci sono tre giocatori NBA (Filip Petrusev, Nikola Jovic e Bogdan Bogdanovic), nella Germania addirittura quattro (Franz e Moritz Wagner, Dennis Schroder e Daniel Theis). Nella finale ci sarà anche un po’ d’Italia, con i tedeschi Lo e Voigtmann ed il serbo Dobric che andranno a scrivere l’ennesima sfida tra Olimpia Milano e Virtus Bologna.

I tabellini delle due semifinali

SERBIA – CANADA 95-86

Parziali: 23-15, 29-24, 23-24, 20-23

Serbia: Petrusev, Jovic 8, Bogdanovic 23, Marinkovic 4, Dobric 16, Ristic ne, Guduric 12, Jovic 2, Davidovac 4, Simanic ne, Avramovic 10, Milutinov 16. All. Pesic
Canada: Dort 3, Alexander-Walker 10, Gilgeous-Alexander 15, Ejim, Powell 5, Barrett 23, Alexander, Olynyk 9, Edey 5, Scrubb, Brooks 16, Bell-Haynes. All. Jordi Fernandez

STATI UNITI – GERMANIA 111-113

Parziali dei quarti: 31-33, 29-26, 24-35, 27-19

Stati Uniti: Haliburton 7, Bridges 17, Johnson, Ingram, Banchero 6, Portis Jr. 5, Edwards 23, Brunson 15, Hart 9, Jackson Jr. 8, Kessler, Reaves 21. All. Kerr
Germania: Bonga 3, Lo, Giffey, Voigtmann 6, F. Wagner 22, Theis 21, M.Wagner 10, Schroder 17, Hollatz, Thiemann 10, Obst 24, Kramer. All. Herbert

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