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Di campioni o campionissimi nella storia della mitica NBA ce ne sono stati tanti, tantissimi, ma trovarne qualcuno così eccentrico e fuori dagli schemi come Kevin Garnett non è semplice, anzi è quasi impossibile.

Tratti distintivi che si ritrovano anche nella sua autobiografia, scritta con David Ritz, che è tutto fuorché “politically correct”, come non era “politically correct” Kevin Garnett in campo. Si intitola “Senza Filtro” ed è edito per la casa editrice Libreria Pienogiorno, la stessa che ha pubblicato anche il libro di Davide Chinellato, giornalista della Gazzetta dello Sport, su Lebron James.

La struttura del libro

L’opera è strutturata in capitoli contrassegnati dalle lettere dell’alfabeto, tanto che il titolo originale del libro è “KG A to Z”; e proprio seguendo le lettere dell’alfabeto ripercorre non soltanto la carriera ma tutta la vita, da film, di uno dei talenti più apprezzati, ma nello stesso tempo discusso, nel dorato mondo dell’Olimpo del basket.

In uno stile semplice e scorrevole, secco e diretto, scelto proprio da KG, nell’intento di scrivere un libro che avrebbe avuto lui stesso piacere di leggere. Un’ovvietà? Non proprio, considerando che Kevin fin da bambino combatte con la dislessia e con un deficit dell’attenzione, con annessi problemi a rimanere concentrato per un lungo periodo.

Dal punto di vista cronologico, non segue il classico stile della biografia, dalla nascita fino al ritiro, bensì si dipana attraverso flash back, che vanno a ripercorrere le tappe fondamentali della carriera, e della vita, di “The Revolution”.

I temi

Il tema conduttore, declinato in molteplici aspetti, è sempre lo stesso, per avere successo bisogna accettare ogni tipo di sfida, un po’ come ha fatto lui durante la sua carriera. Una carriera nella quale ha raccolto infiniti successi, ma anche tanta antipatia, soprattutto tra gli avversari, un po’ per la sua superiorità fisica e tecnica, di fatto è stato il primo lungo nella storia della lega capace di giocare in ogni posizione, un po’ per il suo modo di innervosire gli avversari. Lo faceva in ogni modo, con il suo celebre “trash talking”, soffiando nelle orecchie degli avversari, fino ad esagerare, senza se e senza ma, come quando tentò di mordere un orecchio di Joakim Noah, il figlio del grande ex tennista Yannick, allora militante nei Chicago Bulls.

Senza Filtri

Il libro rappresenta alla perfezione il personaggio, lontano anni luce, come abbiamo detto, dal “politically correct” ma vero, talmente vero che alcuni passaggi lasciano di stucco i lettori. Un esempio? “In NBA non sopravvivi se ti comporti da bravo ragazzo. Per rimanere così a lungo nella NBA devi essere uno stronzo (testuale)”.

Questo è solo uno dei tanti passaggi in cui KG parla, citando il titolo, senza filtri, andando a ripercorrere non soltanto tutta la sua lunga – 21 anni – carriera ma anche la vita, lui arrivato sul tetto del mondo partendo dalla Carolina del Sud, da Greenville, una cittadina che non è certo New York o Los Angeles.

E poi, la lunga storia con Minnesota, il trasferimento a Boston, dove vinse il suo unico titolo, prima del ritorno, passano per i Nets, ai “Wolves”.

I rapporti

Senza veli anche il racconto dei rapporti con i rivali, in primis il grande “nemico”, il lungo dei San Antonio Spurs Tim Duncan. Un capitolo a parte lo merita l’amicizia con Kobe Bryant, non un avversario, o meglio non solo un avversario, ma un amico, un grandissimo amico, come traspare chiaramente nelle pagine dedicate al figlio di “JellyBean”, la cui scomparsa è ancora motivo di grande dolore in KG.

Il messaggio

Al di là di qualche forzatura linguistica e di facciata, il libro comunque regala un bel messaggio alle nuove generazioni che avranno la voglia di scorrerne le pagine, quello che i traguardi si raggiungono con il lavoro, il duro lavoro; in questa ottica esemplare lo spaccato nel quale KG scrive

Esisterà sempre qualcuno che si allenerà più di te: quel qualcuno sono io

L’autore

Kevin Garnett nasce in South Carolina, a Greenville, nel 1976. Arriva alla Nba dopo aver saltato a piè pari l’esperienza del college, come poi farà anche Lebron James, e nel top del basket mondiale si afferma grazie alla sua atipicità; è un lungo di 2,11 che può fare, grazie alla tecnica superba, qualsiasi cosa: portare palla come un play, schiacciare in testa a chiunque, difendere su lunghi e piccoli, segnare caterve di punti. Gioca con Minnesota, Boston Celtics, dove conquista l’anello, che poi, assieme a KG stesso, sarà protagonista del film “Diamanti Grezzi”, Brooklyn Nets e, a fine carriera, di nuovo Minnesota. Nella NBA rimane 21 stagioni, con ben 15 partecipazioni all’All Star Game, e 26.071 punti realizzati, stats che la dicono lunga sulla portata del campione.

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