La varietà di domande che i ragazzi fanno, offre a chi è chiamato a rispondere,  uno stimolo a nuove riflessioni. E a chi le pone la possibilità di mettere in discussione le proprie convinzioni, attivare o potenziare il pensiero critico, in una parola crescere, che si tratti di tecnica, di atteggiamento mentale o etico.

Le domande dei ragazzi a cui si è chiamati a rispondere

Di seguito propongo alcuni esempi di  domande, poste da ragazzi di età compresa tra i tredici e i sedici anni,  che hanno sollecitato in modo particolare il mio interesse.

  • DOMANDA: Coach perché hai tolto dal campo Marco per aver spinto un avversario che va a canestro e l’allenatore avversario non l’ha fatto?
  • RISPOSTA: Ho tolto Marco perché  mi piace vincere  rispettando le regole. Oltretutto ritengo che nel basket spingere un avversario in corsa sia un atto vile e pericoloso e non permetterò mai ad un mio giocatore di farlo. Anzi sono stato anche buono con lui perché avrei potuto non farlo giocare più, invece l’ho rimesso in campo proprio per permettergli di dimostrarmi  che aveva capito la lezione. Se lo vuoi sapere non mi piace il comportamento dell’altro allenatore, ma ognuno fa le scelte che crede, ma voglio farti io una domanda: secondo te quale è l’atteggiamento corretto?

L’allenatore-istruttore da un esempio pratico per costruire le norme di comportamento che vuole siano applicate in campo. Soprattutto in atleti in formazione l’esempio concreto ha un valore fondamentale ed è occasione per un confronto su temi di correttezza sportiva.

  • DOMANDA: Coach, la squadra avversaria fa sempre degli strani schemi in attacco contro i quali non sappiamo difendere e poi fanno delle difese particolari e noi spesso perdiamo la palla.
  • RISPOSTA: Questa domanda  è interessante e proverò a risponderti  cercando di essere il più chiaro possibile. Quando ho cominciato ad allenarvi vi ho subito detto che mi interessava che diventaste bravi nei fondamentali individuali (tiro, palleggio, passaggio) e su questo abbiamo lavorato e ci siamo anche detti che all’inizio avremmo trovato squadre che per vincere avrebbero messo in atto qualcosa che noi avremmo imparato in seguito. Siete stati bravi a non dispiacervi per qualche sconfitta e ad allenarvi con sempre tanta passione ed attenzione. Vi prometto che il prossimo anno le squadre che ci hanno sconfitto non ci riusciranno più! Le case per rimanere solide si iniziano a costruire dalle fondamenta!

L’istruttore-allenatore lavora sull’importanza del fatto che migliorarsi giorno dopo giorno è un ottimo obiettivo alternativo al vincere per forza! E’ rilevante mettere in evidenza i continui miglioramenti singoli e di squadra per tenere alta la motivazione e il piacere della competizione.

  • DOMANDA: Coach noi non manchiamo quasi mai all’allenamento, ma ultimamente, pur facendo anche cose nuove, non c’è più tanto divertimento. Cosa sta succedendo?
  • RISPOSTA: Hai ragione! Non sono stato sufficientemente chiaro con voi quando vi ho detto che avremmo fatto cose nuove. Ho dimenticato di dirvi che per un periodo l’imparare queste cose nuove avrebbe comportato il rimanere un poco più fermi nel campo e che avremmo dovuto ripetere gli esercizi più volte, ma non vi preoccupate che già dal prossimo allenamento ho una sorpresa per voi!

L’allenatore-istruttore, in qualunque fascia di età operi, non deve mai dimenticare che la gioia e la magia del basket (e dello sport in genere) sta nel trovare il giusto equilibrio tra impegno e divertimento. I ragazzi amano gli istruttori un po’ magici che tra un esercizio di tiro e uno sulla difesa riescono a tirare fuori situazioni che generano emozioni che a loro volta mettono in moto una forte adrenalina sportiva.

  • DOMANDA: Coach perché all’ultimo allenamento quando ho urlato contro Pippo che non mi ha passato la palla hai fermato il gioco, ci hai portato tutti nello spogliatoio e per la prima volta  ti ho visto davvero arrabbiato.
  • RISPOSTA: Mi sono arrabbiato molto e lo farò ogni volta che vedrò uno di voi inveire contro un compagno per due motivi importanti: il primo è che ci sono io a seguire quello che succede in campo e so quando intervenire per correggere o rimproverare; il secondo è che una squadra è tale solo se vi è un rispetto reciproco. Forse sto usando un linguaggio poco comprensibile, ma in fondo io lo so che voi sapete cosa vuol dire rispettare. Rispettare significa accettare i tuoi compagni di squadra indipendentemente dalle tue simpatie od antipatie, dagli atteggiamenti che pure talvolta non ti piacciono e dai vari caratteri e comportamenti. E poi Pippo ha sbagliato perché non è stato capace di fare il gesto tecnico corretto e non certo per antipatia nei tuoi confronti.

L’allenatore-istruttore lavora sulla coesione di squadra facendo notare ai ragazzi che è necessario superare alcune incomprensioni  naturali fra caratteri diversi  consapevole che sarà quella a fare la differenza nei momenti più difficili della gara.

  • DOMANDA: Coach nell’ultima partita nella squadra avversaria c’era un giocatore piuttosto “ciccione” e molto lento e fra di  noi abbiamo scherzato  sul suo aspetto fisico, ma non con cattiveria. Eppure tu ti sei arrabbiato tantissimo. Perché?
  • RISPOSTA: Perché non mi piace che si prendano in giro i giocatori e le persone in assoluto per difetti fisici o altri motivi. Da un punto di vista sportivo ed umano ogni singolo atleta e ogni squadra  va rispettata. Non mi piacciono gli atteggiamenti di superiorità. Non mi piace averli né subirli.

L’allenatore-istruttore in questo caso esprime  con forza le proprie convinzioni etiche dando spazio al proprio ruolo di educatore, insegnando e promuovendo il rispetto degli avversari e  della diversità perché lo sport aiuta a superare le barriere linguistiche, culturali e sociali e combattere qualunque forma di bullismo.

  • DOMANDA: Coach perché non vuoi che durante la partita guardi verso i miei genitori dopo un tiro realizzato o sbagliato o dopo  un fallo subito o fatto? A me fa piacere che vengano a vedermi giocare.
  • RISPOSTA: Sono contento che i tuoi genitori vengano a vederti giocare e soprattutto sono contento che a te faccia piacere, ma prima e durante la gara per te è importante mantenere l’attenzione sulla partita. Papà e mamma sono i tuoi primi tifosi, ma non sono in grado di valutare la tua performance. Ci sono aspetti tecnici che io e il mio assistente valutiamo in maniera diversa legando un tuo tiro o un tuo passaggio in base alla situazione di gioco e poi in quei momenti se ascolti le nostre parole puoi correggerti subito! Facciamo così: dalla prossima partita fai loro un saluto all’inizio della gara e poi guardi e ascolti solo me!

L’allenatore-istruttore non sminuisce la famiglia, prova soltanto a insegnare al ragazzo a creare una barriera da qualunque evento esterno si possa creare durante la partita.

  • DOMANDA: Coach io mi alleno sempre e gioco anche diversi minuti, ma in certe partite mi sento inutile per la squadra e incapace di fare qualsiasi cosa e tu alla fine mi dici bravo! Lo fai solo per consolarmi?
  • RISPOSTA: Come sai cerco sempre di essere sincero con tutti voi e lo sono anche con te. La percezione del tuo modo di stare in campo non è quella che ho io. Certo hai sbagliato alcuni tiri liberi e quei passaggi in contropiede gridano ancora vendetta, ma la tua abnegazione in difesa, il tuo tuffarti su ogni palla vagante e soprattutto le tue parole di incoraggiamento nello spogliatoio e durante i time-out rivolte ai compagni hanno reso la tua una prestazione di buon livello! Ricordalo: è sempre la squadra che vince e anche stavolta ci hai messo il tuo mattoncino!

L’allenatore-istruttore con poche e semplici parole lavora per costruire il concetto di squadra mettendo in risalto l’importanza di tutti gli atleti anche nelle piccole cose sviluppando l’idea che lavorando tutti insieme per lo stesso obiettivo  è possibile ottenere una buona performance.

3 Commenti

    • Sig. Vincenzi buongiorno,

      non è semplice rispondere alla sua domanda perché dovrei avere qualche elemento in più tipo: che rapporto c’è fra coach e ragazzo? il ragazzo è ben inserito nel gruppo squadra? Come vive lo sport? Quanti anni ha? Come è strutturata la Società? e altri ancora… Rispondendo quindi in maniera un po’ superficiale ritengo che due settimane di sospensione degli allenamenti debbano essere motivati da atteggiamenti negativi assai più importanti che delle “faccine”. Rifiuto di scendere in campo, risposte fuori luogo ad allenatore , dirigente o compagni, comportamenti offensivi nei confronti dell’arbitro potrebbero giustificare una sospensione anche se io sono convinto, sopratutto se l’atleta è in fase di formazione, che un franco colloquio tra giocatore e allenatore ed eventuale direttore tecnico, potrebbe risolvere al meglio la situazione. Se a lei fa piacere mi rendo disponibile ad approfondire la questione magari con qualche elemento in più. Cordiali saluti. Paolo Petruzzelli

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