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Ad oltre tre anni dalla sua tragica morte, il 26 gennaio 2020 in un tragico incidente in elicottero, il vuoto lasciato da Kobe Bryant si fa ancora sentire, a maggior ragione nel nostro paese, che ne ha accompagnato la crescita nei primi anni di vita, quando il padre, Joe “Jellybean” Bryant, sforacchiava retine a 30 di media con la canotta di Rieti, Reggio Calabria, Reggio Emilia e Pistoia.

All’epoca Kobe era un ragazzino già innamorato del basket e spesso lo vedevi prima e durante l’intervallo delle partite del padre che tirava a canestro, episodi che pochi ricordano ma che comunque faranno sempre parte della storia, ormai diventata leggenda, del “Black Mamba

Particolare che magari solo i malati di basket, come chi scrive, ricordano, ma che sono fedelmente raccontati da quel maestro che è Roland Lazenby nel suo libro “Showboat, la vita di Kobe Bryant”, edito nel 2017 dalla casa editrice 66thand2nd.

La vita del “Mamba”

Nelle 745 pagine del libro, il giornalista, sulla falsariga di quanto aveva fatto qualche anno prima per Michael Jordan, opera anche questa edita in Italia da 66thand2nd, racconta la vita del numero 24 dei Los Angeles Lakers, senza trascurare alcun aspetto. Lo fa con una dovizia di particolari quasi maniacale, che fa pensare anche al fan più acceso di Kobe “Toh questo non lo sapevo”. Ed è un pensiero che si ripete spesso, a plastica testimonianza di quanto approfondita sia l’opera.

Dalle pagine di Lazenby traspare fin da subito la vocazione di Bryant, quello di fare il giocatore di basket, fin da quanto diceva al nonno: “Nonno, nonno, voglio fare il giocatore di basket”, ed alla replica del nonno “Ci si stanca tantissimo e poi si suda”, lui rispondeva “I giocatori di basket sono così, stanchi e sudati”.

Determinazione

Poche parole, ma paradigmatiche della grande determinazione dell’asso gialloviola, fin dai primi “ciuff”. Quella determinazione che lo ha sempre spinto oltre l’ostacolo, a cercare sempre di migliorare, al punto da isolarsi dal mondo per concentrarsi solo sul basket, per diventare il numero uno. Un atteggiamento spesso non capito, e fonte di contrasti con compagni di squadra ed allenatori, memorabili quelli con Shaquille O’Neal, che, tra l’altro, gli affibbiò il nomignolo di Showboat (sbruffone) da cui il titolo del libro.

Proprio la voglia di vincere, di andare oltre i propri limiti è il tratto distintivo della vita di Kobe Bryant, e di conseguenza delle pagine di Lazenby; una determinazione all’inizio della carriera malvista dai tifosi avversari ma che, con il trascorrere degli anni, si è trasformata in grande ammirazione, tanto che l’ultimo anno è stata una continua passerella, in ogni “dome”, sia ad est che ad ovest.

I fatti, le opinioni, le interviste

Lazenby, con la canonica eleganza che lo contraddistingue, scorre tutta la vita di Kobe Bryant intrecciando, con un riuscito lavoro di cesello, statistiche, cronaca ed interviste; si parte dagli esordi in Italia, ancora imberbe ragazzino, per poi arrivare, saltando a piè pari l’esperienza universitaria, alla mitica NBA dove l’esordio non è certo da potenziale crack, un ruolo che raggiunge passo passo, con la grande abnegazione, e la voglia di essere sempre il numero 1, traguardo raggiunto sì con un grande talento, ma anche con tanto lavoro, perché, e questo è il messaggio, neanche tanto subliminale, che lancia il libro: i propri obiettivi si raggiungono con il lavoro, il duro lavoro, nella vita e nel basket, come ha fatto l’indimenticabile Kobe, il cui nome, rivela Lazenby, venne scelto dal padre Joe e dalla madre Pam durante una cena in un ristorante di Philadelphia, apprezzando la bontà di un taglio di carne giapponese, appunto il kobe.

La tragedia

Essendo stato pubblicato nel 2017, il libro si ferma al ritiro di Bryant, per cui non trova posto il drammatico incidente nel quale Kobe ha trovato la morte, ed anche una imperitura gloria; un buco che, paradossalmente, permette di conoscere ancor meglio, e senza alcuna pietas derivante dalla tragica fine, il personaggio Kobe Bryant, sul parquet e fuori dal parquet.

L’autore

Docente di giornalismo e scrittura alla Radford University e alla Virginia Tech, Roland Lazenby è un giornalista e uno scrittore a dir poco prolifico. Ha al suo attivo oltre cinquanta libri, molti dei quali dedicati a personaggi di spicco del football americano e del basket, tra cui Jerry West e Phil Jackson. Sue anche le ricostruzioni di alcune memorabili stagioni dei Chicago Bulls e dei Los Angeles Lakers del passato. Per 66thand2nd è uscito il bestseller Michael Jordan, la vita (2015), la storia definitiva del più grande cestista di tutti i tempi, di cui Showboat, la vita di Kobe Bryant è una sorta di inevitabile e avvincente sequel.

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